Il mare Adriatico “è il più sfruttato al mondo dalla pesca a strascico“: lo afferma in una nota MedReAct. “Il dato ormai è certificato da studi scientifici, tanto che l’Ue ha finalmente proposto oggi un piano di gestione per recuperare le risorse ittiche in forte declino alla Commissione Generale per la Pesca in Mediterraneo (CGPM).
Secondo uno studio del 2018 condotto da un team internazionale di ricerca che ha analizzato 22 miliardi di dati sull’attività mondiale di pesca, l’Italia si piazza al quarto posto tra le flotte pescherecce che esercitano lo sforzo di pesca maggiore, calcolato in giorni a mare. Ma, mentre Cina, Spagna, Taiwan, Giappone e Sud Corea, pescano estensivamente in tutti i mari del pianeta (l’85% della pesca di questi Paesi è infatti oceanica), la flotta italiana è essenzialmente concentrata in Mediterraneo e, in particolare, in Adriatico che, proprio per questo è, in proporzione alla sua grandezza, il bacino più sfruttato al mondo. Basti pensare che qui, di 47 specie ittiche di interesse economico solo 6 non risultano sovrasfruttate.
La buona notizia è che tra le raccomandazioni che l’Europa presenta alla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM), riunita ad Atene fino all’8 novembre, emerge una chiara intenzione di tutelare anche le zone più vulnerabili dell’Adriatico.
II nuovo piano di gestione proposto dall’UE, promuove l’istituzione di zone di ripopolamento in basso Adriatico (Fish Recovery Areas, FRA) , dove MedReAct e l’AdriaticRecovery Project hanno chiesto di istituire una FRA nelle acque internazionali del canale di Otranto, dove si trovano importanti zone di riproduzione e accrescimento di specie come i gamberi di profondità, nasello, gattuccio nonché specie rare e vulnerabili come il corallo bamboo o i coralli bianchi di profondità.
Questo consentirebbe non solo di salvaguardare la biodiversità dell’Adriatico ma anche gli interessi economici dei pescatori che, a fronte di una limitazione iniziale, vedrebbero ricostituite nel lungo periodo le risorse ittiche.
Non si tratta solo di teoria. L’esempio concreto è rappresentato dai risultati positivi riscontrati nell’area della Fossa di Pomo, tra l’Italia e la Croazia. Qui, a poco più di due anni dall’istituzione di un’area vietata allo strascico già si notano, a detta di ricercatori e degli stessi pescatori, significativi segnali di ripopolamento.
L’esperimento rappresenta inoltre un bell’esempio di cooperazione tra paesi per proteggere una risorsa comune.”
“Considerati i risultati positivi raggiunti in quest’area – dice Domitilla Senni di MedReAct – l’istituzione di FRA deve essere replicata anche in altre aree vulnerabili dell’Adriatico, prima fra tutte quella del Canale di Otranto, tra la Puglia e l’Albania. Otranto. Ci auguriamo dunque che la proposta per un piano di gestione delle risorse demersali dell’Adriatico venga adottata dalla CGPM e con essa le misure per l’istituzione di una FRA nel Canale di Otranto , per promuovere il recupero di stock ittici e il futuro della pesca sostenibile”.
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Pesca a strascico: il Mare Adriatico è il più sfruttato al mondo
"L'Italia si piazza al quarto posto tra le flotte pescherecce che esercitano lo sforzo di pesca maggiore, calcolato in giorni a mare"
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