Nelle ultime ore, l’Albania è scossa da una sequenza di forti terremoti, il più forte dei quali si è verificato alle 02:54 (ora locale) del 26 novembre. L’evento ha avuto magnitudo 6.4 (poi rivista in 6.2, ma le due stime non sono in conflitto tra loro considerando il margine di errore dell’ordine di 0.2-.03), ha provocato il crollo di molti edifici e un bilancio delle vittime che continua ad aumentare di ora in ora. Al momento, si parla di oltre 30 morti e circa 650 feriti. Il sisma era stato preceduto nelle 6 ore precedenti da 4 scosse di magnitudo 3 nell’area epicentrale. Numerose anche le scosse che sono seguite all’evento: tra quelle più degne di nota, vi è la scossa di magnitudo 5.3 che si è verificata alle 14:45 (ora locale) di oggi, 27 novembre. I terremoti di maggiore intensità sono stati avvertiti anche nelle regioni meridionali dell’Italia, in particolare in Puglia, Campania, Molise e Basilicata.
“La scossa prodotta dal terremoto di magnitudo 6.4 è stata quasi certamente amplificata nei deboli e non consolidati bacini ed estuari intorno all’epicentro”, si legge in un’analisi di Temblor, in cui si indicano “fattori di amplificazione di 4-5 sulla scossa sperimentata al bedrock, come nell’epicentro stesso. Ad aggravare il suolo debole ci sono anche le pianure costiere sature d’acqua, suscettibili alla liquefazione”.
Il Prof. Giuliano Panza (già docente di Sismologia all’Università di Trieste, membro dell’Accademia Nazionale Lincei, dell’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, dell’Accademia Europea, della Academy of Sciences for the Developing World e della Russian Academy of Sciences, professore onorario della Beijing University Of Civil Engineering And Architecture) ha analizzato quello che sta succedendo nei Balcani ai microfoni di MeteoWeb: “Il terremoto delle 14:45 di oggi dimostra che l’affollamento di eventi nell’area di Durazzo può andare avanti anche per mesi. L’attività recente interessa un fronte che parte dal terremoto di Creta di poco tempo fa. La correlazione tra gli eventi non è così immediata e ovvia, ma certamente l’attivazione dell’attività sismica di queste ore interessa un arco che va dalla Grecia alla Serbia e zone limitrofe. Nella zona dell’epicentro del sisma di martedì notte c’è stata una fortissima amplificazione, o meglio polarizzazione nel piano orizzontale, del movimento del suolo, che ha provocato ingenti fenomeni di danneggiamento. Questo spiega parte del danno osservato”.
Ma quali sono i metodi con cui viene determinata la pericolosità sismica? “L’approccio probabilistico, che ahimè è alla base delle carte di pericolosità esistenti, sottostima enormemente la realtà e quella che può essere una valutazione prognostica. Questa è una cosa che si può dire con una certa sicurezza: l’utilizzo di carte di tipo probabilistico porta a stime di pericolosità molto basse, e nel caso qui considerato almeno 2-3 volte più bassi di quelli dati dall’approccio neodeterministico (NDSHA). Quindi è l’ennesima prova del fatto che la stima della pericolosità fornita dall’analisi probabilistica non serve a nulla a livello prognostico. Questo terremoto conferma che bisogna cambiare paradigma. Questa è l’unica cosa concreta che si possa dire, solo così ci si potrà proteggere dai terremoti futuri”, ha affermato il Prof. Panza.
Abbiamo poi chiesto all’esperto quale possa essere l’influenza della attività sismica in corso sulla pericolosità sismica in Italia. “Per quanto riguarda l’influenza sull’Italia chiaramente non si può dire se domani o dopodomani ci sarà una forte scossa indicando con precisione l’area epicentrale, ma è molto probabile, se non sicuro, che ci potrà essere qualche ripercussione perché quello che si sta muovendo adesso in modo evidente è il margine orientale della piattaforma adriatica. L’Italia poggia sul margine occidentale, quindi se si muove una parte, prima o poi si muoverà anche l’altra. L’Adriatico ha pochissima attività sismica perché è parte di una placca rigida, poco deformata nella sua parte centrale, che va in subduzione sia verso est che verso ovest. La litosfera adriatica causa terremoti profondi nel Tirreno e anche gran parte dell’attività sismica nell’Appennino. Nella parte centrale del mar Adriatico la sismicità e molto limitata perché la zolla Adriatica si sposta “rigidamente” da est verso ovest. A complicare le cose c’è la litosfera più ad est che corre più veloce verso ovest di quanto non corra la litosfera adriatica e praticamente sta “tamponando” la litosfera adriatica. Normalmente la subduzione avviene per scontro frontale fra placche litosferiche. Qui il problema è che c’è uno scontro, ma è uno scontro dovuto ad un “tamponamento”, cioè tutto si muove nello stesso senso ma con velocità diverse. Questa è la complessità della situazione in cui siamo immersi. Ed ecco perché se succedono terremoti in Albania o zone limitrofe poi possono succedere terremoti in Italia”, ha spiegato il Prof. Panza.
“Quello che si muove è un tutt’uno, quindi adesso si stanno deformando le rocce per effetto del rilascio di energia nelle zone epicentrali, quindi si stanno caricando in qualche modo altre zone, più o meno lontane. Bisogna ricordarsi di quelli che sono stati i terremoti del passato, che non è detto che i terremoti del passato siano i peggiori possibili, che le scosse di assestamento non esistono. Adesso c’è una tendenza all’accumulo di attività in questa zona (Albania, ndr), ma si tratta di fenomeni del tutto naturali. Bisogna utilizzare i terremoti peggiori del passato come terremoti di scenario e fare stime neodeterministiche di quella che può essere la pericolosità”, ha concluso il Prof. Panza.
¹ The necessity of an anti-seismic law in Albania based on NDSHA method of risk calculation (Marku S., Panza G., e Ormeni Rr.)