Il mondo dei trapianti si ritrova a Roma per fare il punto sulle sfide del futuro e per celebrare i vent’anni di vita della Rete trapiantologica italiana, istituita nel 1999. Da allora “l’attività di donazione è praticamente raddoppiata (+94%); mentre i trapianti sono cresciuti del 58%. Nel 1998 le liste d’attesa includevano 13 mila pazienti, mentre ora sono meno di 9 mila, e complessivamente sono diminuiti i tempi medi di attesa per un trapianto: nel caso del rene, l’organo più trapiantato, oggi un paziente aspetta in media 24 mesi contro i 36 del 2002“. A fare il punto è il Centro nazionale trapianti (Cnt), nato proprio dalla legge che nel 1999 diede il via libera alla Rete trapiantologica che ha uniformato il sistema fra tutte le Regioni italiane e creato il sistema informativo per poter registrare già in vita le dichiarazioni di volontà alla donazione.
Da mercoledì 6 a venerdì 8 novembre a Roma si terranno gli Stati generali dei trapianti, che riuniranno oltre 500 operatori del servizio sanitario nazionale in rappresentanza del Centro nazionale trapianti e di 19 coordinamenti regionali, 96 centri trapianto ospedalieri, 100 centri di trapianto di cellule staminali emopoietiche, 31 banche di tessuto e, per la prima volta, dei centri di procreazione medicalmente assistita accreditati dal Cnt. Da gennaio a ottobre 2019 sono stati realizzati 69 trapianti in più rispetto allo stesso periodo del 2018 e le dichiarazioni di volontà registrate sono oltre 6,5 milioni, di cui oltre 2 milioni raccolte solo negli ultimi 10 mesi.
“In questo settore stiamo assistendo a una importante evoluzione dei processi, delle pratiche cliniche e degli assetti organizzativi – spiega il direttore del Cnt Massimo Cardillo – Gli Stati Generali coinvolgeranno tutti i professionisti della nostra rete con l’obiettivo di costruire strategie rinnovate per incentivare la donazione e per rispondere sempre meglio alle esigenze di cura di pazienti affetti da insufficienza d’organo terminale“.
Molti i temi al centro dei lavori della tre giorni scientifica: i programmi di allocazione degli organi, la trasparenza e l’equità del sistema, il sistema logistico dei trasporti di équipe e organi, le strategie di incremento dei prelievi da donatore vivente e il consolidamento di innovazioni come la donazione a cuore fermo e la perfusione degli organi, ma anche l’utilizzo di nuovi farmaci e l’acquisizione di nuove conoscenze per l’utilizzo di donatori fino a poco tempo fa considerati non idonei per l’elevato rischio di trasmissione al ricevente di malattie infettive o neoplastiche. Si parlerà anche di comunicazione con le famiglie e i pazienti, di corretta informazione verso media e cittadini e delle problematiche collegate al trapianto di midollo e alla donazione di gameti eterologhi.
“Anche l’attività del trapianto di cellule staminali emopoietiche ha segnato una crescita esponenziale in questi 20 anni: i donatori al registro Ibmdr sono aumentati del 132% e il numero di trapianti da donatori volontari non consanguinei è passato dai 133 del 1999 agli 848 del 2018, e hanno superato complessivamente quota 10 mila“, sottolinea il Cnt.
“Il 2019 è stato un anno positivo anche sotto il profilo dell’attività chirurgica: a Padova – ricorda il Cnt – è stato realizzato il primo trapianto di fegato al mondo su un paziente con metastasi epatiche inoperabili con rimozione successiva del fegato malato; al Policlinico di Milano, grazie a tecniche di perfusione e ricondizionamento, è stato possibile conservare un polmone per oltre 30 ore in attesa di poterlo trapiantare in un paziente affetto da fibrosi cistica: anche questo un record mondiale; al San Camillo di Roma è avvenuto il primo trapianto di fegato al mondo su una paziente con metastasi epatiche da carcinoma mammario; alle Molinette di Torino – conclude il Centro nazionale trapianti – c’è stato il trapianto combinato di quattro organi sullo stesso paziente, prima volta in Europa e seconda al mondo; al Rizzoli di Bologna è stato realizzato il primo trapianto al mondo di vertebre umane“.