Tumore al pancreas, 13.500 nuovi casi l’anno: nel 50% delle volte la diagnosi è tardiva

Il tumore al pancreas colpisce in Italia circa 13.500 persone l'anno con una diagnosi che spesso è tardiva, complicando così la cura
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Il tumore al pancreas rappresenta in Italia la quarta causa di morte per cancro: sono circa 13.500 i nuovi casi l’anno. Non solo: per più della metà dei pazienti la diagnosi è tardiva e giunge quando la patologia è i uno stato avanzato. Per tale ragione la sopravvivenza a 5 anni è pari all’8%.

“La ‘fatica di decidere’ è l’espressione che meglio cattura lo stato d’animo di chi si trova ad affrontare questo tipo di malattia, completamente impreparato, indipendentemente da grado di istruzione o status sociale“, spiega Piero Rivizzigno, presidente dell’Associazione Codice Viola, in occasione di un incontro oggi a Milano in vista della Giornata mondiale contro il tumore al pancreas, che si celebra il 21 novembre.

“Il nostro sforzo – aggiunge Rivizzigno – è quello di alzare l’attenzione su questa patologia che allo stato attuale può considerarsi una vera emergenza sanitaria che mette a rischio la vita dei pazienti, non solo perché ha la peggiore prognosi fra tutti i tumori solidi, ma anche perché ci sono purtroppo un numero limitato di protocolli di cura e centri ospedalieri non sufficientemente specializzati per una presa in carico efficace del paziente”.

La chemioterapia è, insieme alla chirurgia, la più importante arma a disposizione contro il tumore del pancreas. Due recenti studi indipendenti hanno dimostrato l’efficacia di una nuova associazione di quattro farmaci (cisplatino, nab-paclitaxel, capecitabina, gemcitabina), approvata dall’Aifa a giugno 2019. In uno studio randomizzato di fase II, la quadruplice combinazione ha ottenuto un miglioramento significativo della sopravvivenza, rispetto allo schema a due farmaci (nab-paclitaxel e gemcitabina).

“La Commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato lo schema a inizio giugno 2019 e ci auguriamo che venga presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale per poterlo utilizzare al più presto nella pratica clinica – sottolinea Michele Reni, direttore del Programma strategico di coordinamento clinico, Pancreas Center, Irccs Ospedale San Raffaele, di Milano – Questo cocktail di farmaci ha infatti degli indubbi vantaggi clinici, richiede solo due accessi ospedalieri mensili anziché tre e, rispetto allo schema attuale, ha anche un costo inferiore di circa il 15%. Non ultimo, lo schema è adatto anche per i pazienti con mutazione Brca, consentendo di poter somministrare il platinante, ritenuto attualmente necessario per questi pazienti, senza rinunciare al nab-paclitaxel”.

“Oltre alle nuove opzioni terapeutiche che sono di fondamentale importanza per i pazienti – precisa Rivizzigno – è necessaria tuttavia una rivalutazione più strutturale dei modelli organizzativi e di cura per migliorare il livello di adeguatezza degli ospedali italiani, anche per quanto riguarda il trattamento chirurgico, al quale è associata ancora una notevole incidenza delle recidive e della mortalità ad un anno”.

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