Il tumore del colon-retto risulta il terzo più diffuso al mondo, il secondo per numero di decessi e registra un trend in crescita anche tra la popolazione con meno di 50 anni. Oltre ad uno stile di vita sano, lo screening risulta un’arma fondamentale per la prevenzione di questo tipo di tumore.
Nel nostro Paese soltanto il 41% dei cittadini effettua il test per la ricerca del sangue occulto fecale per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto.
La dottoressa Renata Gili ha dedicato un interessante approfondimento sul tema, pubblicato su Medical Facts, il magazine online di informazione scientifica e debunking delle fake news, con la direzione scientifica di Roberto Burioni.
Il cancro del colon-retto (la parte finale del nostro intestino), spiega l’esperta, “è davvero molto frequente: sia fra gli uomini che fra le donne, in Italia, si trova al secondo posto della classifica dei tumori più diagnosticati, contando circa 51 mila nuovi casi all’anno. Nell’uomo arriva subito dopo il tumore alla prostata, nella donna dopo il cancro al seno. Insomma, davvero una patologia da conoscere e non sottovalutare. Oltre alla familiarità, che è un fattore di rischio che non possiamo modificare, questo tumore riconosce diverse condizioni che possono favorire il suo sviluppo, come per esempio il consumo eccessivo di carni rosse, insaccati, alcool e zuccheri raffinati, oppure il sovrappeso e la ridotta attività fisica o il fumo di sigaretta: tutti comportamenti che, se vogliamo, possiamo evitare o comunque controllare. Pensate che, come riportato in un articolo recentemente uscito su Nature, ben il 60-65% di tutti i tumori del colon-retto non sono causati dalla familiarità, ma sono attribuibili a questi fattori di rischio, potenzialmente modificabili.”
Tumore del cancro del colon-retto: perché è importante lo screening
La maggior parte dei casi di cancro del colon-retto “ha origine da alcune lesioni che si possono formare nel nostro intestino, comunemente chiamati polipi. Almeno inizialmente i polipi non sono costituiti da cellule tumorali maligne. Sono, quindi, tumori benigni che, dopo molti anni, potrebbero trasformarsi in tumori maligni.”
Gli esami di screening per il tumore del colon-retto
In Italia, prosegue l’esperta, “l’esame più utilizzato, nella quasi totalità delle regioni, è il test del sangue occulto nelle feci per tutti gli individui fra i 50 e i 69 anni, da ripetere ogni due anni. È molto semplice, gratuitamente offerto dal Servizio Sanitario Nazionale, per il quale ci arriva una lettera d’invito a casa con tutte le istruzioni utili e che prevede la raccolta di un unico campione di feci. L’utilità di questo test sta nel fatto che i polipi che potrebbero dare origine al tumore del colon-retto possono iniziare a sanguinare molti anni prima dello sviluppo del cancro. Questo sanguinamento, però, è talmente esiguo da non poter essere visto; questo test ci dà la possibilità proprio di scoprire l’eventuale sanguinamento, prima che noi possiamo vederlo con i nostri occhi. Come anche per gli altri screening di cui abbiamo parlato, un test positivo non vuol dire, per forza, avere un tumore. Per essere sicuri dobbiamo sottoporci, in caso di positività, a un altro esame, questa volta un pochino più fastidioso: la colonscopia. Questo esame permette di visualizzare direttamente l’interno del nostro intestino e di confermare l’eventuale presenza di polipi intestinali. In tal caso, è possibile eliminare le lesioni anche durante la colonscopia stessa. La colonscopia è, quindi, un ottimo strumento sia di diagnosi che di terapia.
In alcune regioni, tra cui il Piemonte, la procedura di screening è diversa, ma ugualmente efficace: invece di esaminare la presenza di sangue nelle feci ogni due anni, si fa direttamente la rettosigmoidoscopia (un esame simile alla colonscopia, ma che permette di visualizzare solo l’ultimissima parte dell’intestino stesso), una sola volta nella vita, fra i 58 e i 60 anni. Anche qui, in caso di positività, bisognerà procedere con una colonscopia, che è l’unico esame che ci permette di vedere davvero tutta la parte dell’intestino a rischio per questo tumore.”
Come siamo messi in Italia
L’Osservatorio Nazionale Screening “ci dà un’ottima notizia: lo screening per il tumore del colon-retto, nel corso degli ultimi anni, è in continua espansione. Però ci sono due dati da migliorare. Uno è che ci sono ancora molte differenze sul territorio italiano: nelle regioni del Sud, per esempio, l’adesione all’invito è molto inferiore rispetto alle regioni del Nord. L’altro è che spesso succede che chi ha una positività al sangue occulto nelle feci non va a fare la colonscopia. In questi casi, però, la colonscopia è un esame fondamentale da fare, senza se e senza ma: è vero che una positività non vuol dire avere un tumore, ma il rischio di averlo aumenta tantissimo.
Se nelle feci c’è sangue, è vero che possono essere, banalmente, emorroidi, ma c’è un 30-40% di rischio che invece si tratti di tumore: veramente molto alto! E visto che, come abbiamo detto, il tumore con tutta probabilità è a uno stadio iniziale su cui le terapie funzionano alla grande, bisogna mettere da parte la paura della colonscopia: è fastidiosa, ma aumenta notevolmente le possibilità di guarire.”
Fonti:
- Ministero della Salute – www.salute.gov.it
- Aiom – I numeri del cancro in Italia 2018
- Osservatorio nazionale screening – www.osservatorionazionalescreening.it
- Keum N., Giovannucci E. Global burden of colorectal cancer: emerging trends, risk factors and prevention strategies. Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology. 2019.
- Vicentini M., et al. Impact of screening programme using the faecal immunochemical test on stage of colorectal cancer: Results from the IMPATTO study. Int. J. Cancer: 145, 110–121 (2019).