Il tumore del colon-retto risulta il terzo più diffuso al mondo, il secondo per numero di decessi e registra un trend in crescita anche tra la popolazione con meno di 50 anni. Oltre ad uno stile di vita sano, lo screening risulta un’arma fondamentale per la prevenzione di questo tipo di tumore.
Nel nostro Paese soltanto il 41% dei cittadini effettua il test per la ricerca del sangue occulto fecale per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto.
La dottoressa Renata Gili ha dedicato un interessante approfondimento sul tema, pubblicato su Medical Facts, il magazine online di informazione scientifica e debunking delle fake news, con la direzione scientifica di Roberto Burioni.
Tumore del cancro del colon-retto: perché è importante lo screening
La maggior parte dei casi di cancro del colon-retto “ha origine da alcune lesioni che si possono formare nel nostro intestino, comunemente chiamati polipi. Almeno inizialmente i polipi non sono costituiti da cellule tumorali maligne. Sono, quindi, tumori benigni che, dopo molti anni, potrebbero trasformarsi in tumori maligni.”
Gli esami di screening per il tumore del colon-retto
In alcune regioni, tra cui il Piemonte, la procedura di screening è diversa, ma ugualmente efficace: invece di esaminare la presenza di sangue nelle feci ogni due anni, si fa direttamente la rettosigmoidoscopia (un esame simile alla colonscopia, ma che permette di visualizzare solo l’ultimissima parte dell’intestino stesso), una sola volta nella vita, fra i 58 e i 60 anni. Anche qui, in caso di positività, bisognerà procedere con una colonscopia, che è l’unico esame che ci permette di vedere davvero tutta la parte dell’intestino a rischio per questo tumore.”
Come siamo messi in Italia
L’Osservatorio Nazionale Screening “ci dà un’ottima notizia: lo screening per il tumore del colon-retto, nel corso degli ultimi anni, è in continua espansione. Però ci sono due dati da migliorare. Uno è che ci sono ancora molte differenze sul territorio italiano: nelle regioni del Sud, per esempio, l’adesione all’invito è molto inferiore rispetto alle regioni del Nord. L’altro è che spesso succede che chi ha una positività al sangue occulto nelle feci non va a fare la colonscopia. In questi casi, però, la colonscopia è un esame fondamentale da fare, senza se e senza ma: è vero che una positività non vuol dire avere un tumore, ma il rischio di averlo aumenta tantissimo.
Se nelle feci c’è sangue, è vero che possono essere, banalmente, emorroidi, ma c’è un 30-40% di rischio che invece si tratti di tumore: veramente molto alto! E visto che, come abbiamo detto, il tumore con tutta probabilità è a uno stadio iniziale su cui le terapie funzionano alla grande, bisogna mettere da parte la paura della colonscopia: è fastidiosa, ma aumenta notevolmente le possibilità di guarire.”
Fonti:
- Ministero della Salute – www.salute.gov.it
- Aiom – I numeri del cancro in Italia 2018
- Osservatorio nazionale screening – www.osservatorionazionalescreening.it
- Keum N., Giovannucci E. Global burden of colorectal cancer: emerging trends, risk factors and prevention strategies. Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology. 2019.
- Vicentini M., et al. Impact of screening programme using the faecal immunochemical test on stage of colorectal cancer: Results from the IMPATTO study. Int. J. Cancer: 145, 110–121 (2019).