Sono “circa 200 al momento le sperimentazioni cliniche in oncologia in corso all’Istituto Regina Elena di Roma. Divise in due grosse categorie, quelle interventistiche, in cui somministriamo farmaci o combinazioni di medicinali innovativi, e quelle osservazionali, nelle quali per esempio andiamo a cercare e validare biomarcatori che possono darci preziose informazioni sull’andamento della malattia o della terapia, ad esempio nel tumore testa-collo o nel melanoma“. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena di Roma.
“Le sperimentazioni interventistiche – aggiunge l’esperto – possono essere sponsorizzate dalle aziende farmaceutiche o dall’Istituto stesso mentre nel caso delle sperimentazioni osservazionali il nostro Istituto è promotore“, e i trial sono finanziati dal ministero o dall’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro). “Stiamo studiando diversi biomarcatori interessanti – precisa il direttore sanitario – ad esempio piccole molecole rilasciate dal tumore nel sangue come i micro-Rna, ‘spie’ della risposta ai medicinali“.
Insomma, “si tratta di ricerche importanti, che mettono i nostri pazienti nella condizione di sperimentare nuove opzioni terapeutiche e diagnostiche“, riflette Ciliberto.
Non solo. “Da poco più di un anno abbiamo attivato una sezione dedicata alla sperimentazione di fase I: un banco di prova importante per una nuova terapia. Questi medicinali vengono dati infatti per la prima volta ai pazienti e lo studio ci dà una prima indicazione sul fatto che quella soluzione stia (o meno) funzionando“, spiega Ciliberto.
Questa ricchezza di sperimentazioni cliniche, e la presenza dell’Ire nei trial multicentrici organizzati in Italia, “ci sta portando ad attirare sempre più pazienti anche da fuori regione, e ad abbattere la migrazione sanitaria. Sul nostro sito web – assicura – c’è la situazione aggiornata degli studi clinici in corso, e attualmente sono migliaia i pazienti convolti“.
L’oncologia sta cambiando, proprio grazie alla ricerca. “Non si deve considerare più il tumore come un monolite: ci sono variazioni e differenze da paziente a paziente“, continua lo specialista. Ormai gli oncologi l’hanno ben chiaro, e l’obiettivo è riuscire a capire per quali sottogruppi le terapie siano più indicate ed efficaci. Anche per evitare trattamenti (e tossicità) inutili.
“All’Ire sono state programmate cinque linee triennali di ricerca: l’obiettivo della Linea 1 è l’identificazione dei meccanismi che concorrono al rischio di sviluppo delle neoplasie e allo sviluppo di metodologie capaci di ‘anticipare’ sempre di più la diagnosi di cancro in soggetti e popolazioni a rischio“, spiega Ciliberto.
La seconda è dedicata all’immunoterapia del cancro, “per migliorare la conoscenza dei meccanismi immunologici antitumorali. Un approccio molto promettente, che però funziona solo in una certa parte di pazienti“. L’obiettivo dei ricercatori è proprio quello di colmare questo gap. La linea numero tre “riguarda la medicina personalizzata e di precisione in oncologia“. La conoscenza dei meccanismi molecolari oncologici ha consentito in questi anni lo sviluppo di terapie innovative basate sull’impiego di agenti in grado di interferire in maniera specifica sulla crescita, sopravvivenza e progressione delle cellule tumorali.
‘Approcci e tecnologie innovative nella diagnostica e nelle terapie integrate dei tumori’ è il tema della quarta linea, che punta su nuove metodologie molecolari e sull’efficacia di trattamenti mini-invasivi e integrati. “L’ultima riguarda infine la qualità della vita del paziente oncologico e i diversi aspetti che la influenzano, fra cui le tossicità dei trattamenti oncologici tradizionali (chirurgia, radioterapia e chemioterapia) dei nuovi trattamenti a bersaglio molecolare“, conclude Ciliberto.
Tumori, direttore scientifico Ire: “200 sperimentazioni cliniche in corso”
L'oncologia sta cambiando, proprio grazie alla ricerca: "Non si deve considerare più il tumore come un monolite"
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