In Italia un caso di tumore su tre viene scoperto per caso, in generale gli italiani si sentono poco informati sulla malattia e le differenze nel rapporto con il servizio Sanitario Nazionale sono ancora marcate fra Nord e Sud. È quanto emerge dalla ricerca “L’Italia e la lotta ai tumori: il punto di vista di pazienti e cittadini”, realizzata dall’Istituto Ipsos e presentata oggi a Roma, nel forum annuale del progetto “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” promosso da salute Donna onlus. Mille i pazienti intervistati a livello nazionale, 1.300 con il cosiddetto sovracampionamento in sei Regioni, e altri 1.779 pazienti oncologici sempre in sei regioni.
Dalla ricerca è emerso che per il 2019 in Italia sono stimati 371 mila nuovi casi di cancro, che attualmente 3.460.000 persone convivono con un tumore, ma quasi la metà dei cittadini si sente ancora poco informata: al Nord come al Sud solo un italiano su due (55%) ritiene di avere sufficienti informazioni. Gli italiani, però, e in particolare i pazienti oncologici, sono per lo più (64%) soddisfatti dell’assistenza offerta dal Servizio Sanitario, seppure con forti differenze: la percentuale dei giudizi positivi va dall’81% dei lombardi al 26% dei cittadini della Calabria, dove si registra anche il picco (36%) dei giudizi negativi.
Ancora oggi un tumore su tre è scoperto per caso e solo il 6% viene evidenziato da uno screening offerto dal SSN, con rilevanti differenze, dal 9% della Lombardia al 2% della Calabria. “I risultati ci dicono che dobbiamo lavorare ancora molto per migliorare l’informazione e la tutela dei diritti dei pazienti“, rileva Annamaria Mancuso, presidente di salute Donna. “I livelli di soddisfazione per gli elementi strutturali del percorso di cura – prosegue – mettono in luce le differenze tra Nord, Centro e Sud, a parziale eccezione della Sicilia“. Sono infatti circa il 64% i pazienti lombardi soddisfatti della qualità del reparto di ricovero, mentre in Sardegna e Calabria esprimono un giudizio positivo solo nel 40% e nel 41% dei casi. La qualità dell’elemento umano mette invece d’accordo tutti i pazienti. “L’elemento più confortante in assoluto – osserva il presidente dell’Ipsos, Nando Pagnoncelli – è proprio che non ci sono grandi differenze quando parliamo del fattore umano“.