Ambiente, ANBI: la cultura dell’acqua “entri nei programmi scolastici”

ANBI: "E' fondamentale recuperare la cultura dell’acqua e la conoscenza del territorio"
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In un momento di crisi climatica e di forti sfide ambientali è fondamentale recuperare la cultura dell’acqua e la conoscenza del territorio, nonché la consapevolezza sull’opera dell’uomo per mantenerne il vitale equilibrio. Per questo, chiediamo al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di inserire questi temi fra quelli, che saranno insegnati nelle reintrodotte ore di educazione civica, mettendoci nel caso a disposizione per condividere un apposito progetto.

A proporlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto a Milano ad un convegno organizzato da ANBI e Regione Lombardia per sostenere la candidatura delle opere idrauliche lombarde a patrimonio UNESCO.

Nella gestione idrogeologica – prosegue il Presidente di ANBIin Italia insistiamo nella politica del giorno dopo, invece che sulla prevenzione. Non si deve avere paura di un modello di sviluppo nuovo, fondato sul concetto di sviluppo sostenibile; se fossero finanziati i 4.300 progetti redatti dai Consorzi di bonifica per la sistemazione del territorio, creerebbero oltre 51.000 posti di lavoro. L’acqua rischia di essere tema di conflitto soprattutto in un momento di cambiamento a livello globale. A livello europeo è importantissimo sviluppare una nuova politica sulle risorse idriche, tenendo conto delle peculiarità dei Paesi mediterranei, dove un efficiente gestione dell’acqua ha una fondamentale funzione a tutela dell’ambiente, ad esempio, nella ricarica delle falde attraverso l’irrigazione. Bisogna avere il coraggio di scrivere una pagina diversa, che tenga conto dell’uso sostenibile delle risorse. In questo senso, ANBI sta costruendo il progetto “Made in blu”, che consentirà ai Consorzi di bonifica e di irrigazione di essere protagonisti nella cultura della risorsa idrica in agricoltura, dove l’acqua si utilizza, non si consuma e comunque serve a produrre cibo. Perché – conclude Vincenzi non si pone la stessa attenzione all’impronta idrica, ad esempio, nella produzione di blue jeans o automobili? Cambiare la prospettiva è questione di cultura.

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