Dottore, ma è vero che Babbo Natale non esiste? Questa volta, il team di Dottoremaeveroche, il sito anti fake news della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), si trova di fronte a una delle domande più difficili e temute, almeno dagli adulti. Per dare una risposta, i dottori chiamano in causa la giornalista scientifica Roberta Villa, che si appiglia alle migliori evidenze scientifiche. Come rispondere dunque a queste domande, ed è corretto alimentare nei bambini questa credenza? Non si tratta di questioni banali, avvertono gli esperti, chiamando in causa ‘il ‘pensiero magico’, il ruolo di mamma e papà e l’abitudine a disseminare in casa ‘prove’ di ogni tipo.
Alla questione, pur senza prendere una posizione netta, ha dedicato un saggio addirittura una delle più importanti riviste di psichiatria e salute mentale del mondo, Lancet Psychiatry. “Eppure, che si chiami bugia o fiaba, la storia di Babbo Natale non solo è universalmente accettata, ma è anzi considerata quasi necessaria e difesa da tutti, al punto di scatenare reazioni contro chi la metta in dubbio davanti ai bambini prima che questi lo scoprano da soli o addirittura sveli apertamente, volutamente o no, il mistero, anche se a farlo è un insegnante, un prete o addirittura il presidente degli Stati Uniti. Secondo una recente indagine condotta su 4.580 americani – si legge su Dottoremaeveroche.it – più di 9 adulti su 10 si sono cullati, almeno da piccoli, in questa fantasia“.
Il dato è coerente con quello registrato sui bambini in passato, alla fine degli anni Settanta, quando è stato associato in maniera diretta anche all’età: a 4 anni credeva a Babbo Natale l’85% degli intervistati, a 6 il 65%, a 8 il 25%. In Italia, come in altre culture mediterranee, indagini di questo tipo sono più complesse da svolgere, perché il misterioso arrivo dei regali può far riferimento a diverse tradizioni, religiose o no, per cui a portare i doni nelle diverse famiglie possono essere ancora oggi Santa Lucia il 13 dicembre, Gesù Bambino a Natale oppure Befana o Re Magi il giorno dell’Epifania. Ormai, però, anche i bambini italiani sono sempre più esposti a Babbo Natale e al suo mito. Ebbene, “al contrario di quel che si potrebbe pensare, lungi dal creare più dubbi e mettere in discussione la coerenza della narrazione, è stato dimostrato che vedere e toccare la figura di fantasia ne aumenta la credibilità“, assicurano i dottori.
Ma perché si crede a Babbo Natale? Per il grande pedagogo svizzero Jean Piaget, i bambini avrebbero difficoltà a distinguere tra reale e fantastico, aderendo al cosiddetto ‘pensiero magico’ anche fino ai 10-12 anni, prima di imparare a riconoscere vero e falso, entrando nell’età adulta. La psicologia moderna anticipa però ai 3-4 anni l’età in cui si inizia a imparare a distinguere verità e fantasia, in un processo che in genere si compie intorno ai 7-8, età verso cui la maggior parte dei bambini scopre anche chi è Babbo Natale.
Per Jacqueline D. Woolley, a capo del Dipartimento di psicologia dell’Università del Texas a Austin, però, i bambini non sono affatto più ingenui e creduloni degli adulti. I grandi infatti non aspetteranno Babbo Natale, ma cadono facilmente nel ‘pensiero magico’, che guida piccole e grandi superstizioni, e credono a bufale non molto più verosimili del vecchio con la barba bianca che si introduce in casa per portare i regali. D’altro canto, si riconoscono nei bambini gli stessi criteri di giudizio che vengono raccomandati oggi per giudicare la verosimiglianza di una notizia: la presenza di prove e l’attendibilità delle fonti, per esempio. Per arrivare a queste conclusioni, il gruppo della ricercatrice, una delle più attive su questo tema, ha indagato il rapporto dei bambini con Babbo Natale, con altre figure immaginarie tradizionali come la fatina dei denti, o con altre appositamente inventate per la realizzazione degli esperimenti.
Se i bambini credono, concludono i ricercatori, è soprattutto perché i grandi, e in particolare i genitori – che per un bambino sono o dovrebbero essere la fonte più attendibile di informazione – non solo sostengono con convinzione l’interpretazione soprannaturale della comparsa dei doni sotto l’albero, ma si danno anche incredibilmente da fare per costruire prove, ‘evidenze scientifiche’ dell’esistenza di Babbo Natale, a partire dal panettone, il latte o l’insalata per le renne, a seconda delle tradizioni familiari, lasciati in bella vista la sera prima di andare a dormire, e ritrovati consumati la mattina successiva.
Per reggere il gioco si mettono in campo perfino le istituzioni, dal servizio di posta di Rovaniemi, identificato come villaggio di Babbo Natale, all’insospettabile Comando per la difesa aerospaziale nordamericana (Norad), che nel periodo natalizio gestisce un sito dove è possibile seguire i movimenti della magica slitta grazie ai più avanzati sistemi di monitoraggio militare. Tutto questo rinforza la credenza dei bambini, che dipende dall’esposizione e dall’impegno dei genitori a sostenere il mito ancora più che dall’età dei piccoli, almeno fino a quando si raggiunge il punto in cui si cominciano a collegare indizi sospetti oppure l’evidente incompatibilità della leggenda con le leggi della fisica.
Ma a che età si scopre la verità su Babbo Natale? Nell’ultima indagine condotta negli Stati Uniti l’età media è poco meno di 8 anni e mezzo, ma ci sono Stati in cui la rivelazione avviene poco dopo i 7 e altri in cui resiste oltre i 10. A volte il segreto è condiviso da un fratello o un amico più grande, a volte sono i genitori che commettono errori, per cui sono presi in castagna. Quando questo avviene, però, significa di solito che il bambino è pronto a fare il grande passo. Ma soprattutto “nella stragrande maggioranza dei casi, questa rivelazione non è dolorosa come i detrattori di Babbo Natale vorrebbero far credere: a seconda di come la cosa viene gestita dai genitori può anzi rappresentare un momento di passaggio in cui far sentire il bambino grande, invitandolo a diventare complice degli adulti e a non rivelare il segreto ai più piccoli, spiegandogli come la figura immaginaria serve a rappresentare concretamente lo spirito di generosità e altruismo della festa“, spiegano i dottori anti-bufale.
Insomma, secondo gli esperti di Dottoremeveroche, Babbo Natale non fa male a nessuno, sicuramente non ai bambini. A rimanere più delusi dalla scoperta sono spesso i genitori, che in parte alimentano la favola per ritagliare anche per sé stessi un momento di magia attraverso la gioia e lo stupore dei bambini. Forse è per questo che ci si dà tanto da fare per alimentarla. “Quel che dovremmo chiederci è piuttosto – concludono i dottori – perché parte degli adulti sotto Natale senta il bisogno di calarsi nei panni di un’altra figura immaginaria, il Grinch, nemico giurato del Natale“.