“Quella dei fuochi d’artificio dopo Capodanno è una minaccia poco nota, se si escludono le vittime e i medici di pronto soccorso, ma è una minaccia grave che va fermata“. A denunciarlo sul sito dell’Iapb Italia onlus, l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità, è Arcangelo Menna, primario del reparto di Oculistica pediatrica al SS Annunziata dell’Asl Napoli 1 e, da anni, sensibilizza la città sul pericolo rappresentato dai botti inesplosi. Il pericolo poi “continua nei giorni successivi a Capodanno. Diversi minori negli ultimi anni hanno subito ferite gravi alle mani e ustioni alla cornea“, aggiunge il primario.
“Qualche anno fa il giorno dopo Capodanno, una donna si mise a spazzare la strada davanti a casa, situata in un vicolo appartato nell’entroterra napoletano – ricorda l’oculista pediatrico – Raccolta una paletta di polvere, foglie e detriti la gettò, com’era solita fare, nel caminetto. L’esplosione danneggiò seriamente la cucina, fece intervenire polizia e pompieri e portò l’intera famiglia in pronto soccorso. Solo dopo si capì che, nascosti e anneriti, nella sporcizia si trovavano diversi botti inesplosi. Botti che la Polizia consiglia, ogni anno, di segnalare senza mai neppure toccarli”.
Nella sola serata di Capodanno 2018 ci furono, in provincia di Napoli, 37 feriti da artefatti esplosivi. “Tra questi i minori furono tre, uno dei quali perse il dito medio della mano destra e dovette rimanere in ospedale oltre 30 giorni. In tutta Italia, secondo quando riportato in prima battuta dal ministero dell’Interno, si registrarono 216 feriti da botti, tra i quali 41 minori“, sottolinea l’Iapb sul proprio sito.
“Quella dei feriti da fuochi di artificio è una notizia fissa del primo gennaio sulla maggior parte dei media. Ma pochi dicono che, nei giorni successivi a Capodanno, gli accessi al pronto soccorso continuano ad essere alti per colpa dei botti rimasti inesplosi. Sono degli ordigni odiosi – spiega Menna – perché colpiscono soprattutto i bambini in età da scuola elementare, ovvero quelli abbastanza grandi da muoversi con una certa autonomia ma non abbastanza da saper sempre riconoscere un pericolo nascosto. Per colpa dei fuochi d’artificio difettosi, nel corso degli anni molti bambini sono rimasti vittime di esplosioni accidentali con gravi danni alle dita o ustioni alla cornea dell’occhio“.
“Ferite terribili anche qualora non lascino amputazioni o invalidità irreversibili, come accade ancora sebbene, per fortuna, con minore frequenza rispetto ad un tempo – rimarca l’oculista – Spesso i bambini devono passare almeno una settimana in ospedale per traumi agli occhi che sono dolorosi e molto lenti e difficili da curare. Un’esperienza che li segna anche psicologicamente per il trauma inatteso e per lo strascico in ospedale”.
“Non si tratta di botti illegali – spiega Menna – ma di manufatti legali e difettosi. Anche per questo dobbiamo superare del tutto la cultura sbagliata di festeggiare con gli esplosivi. I botti non servono a nulla ma feriscono un sacco di persone e di bambini. La festa deve essere bella per tutti mentre, ogni anno, so che i Pronto Soccorso di Napoli si trasformeranno in una bolgia di dolore, sangue e urla. E so che non finirà lì, perché il giorno dopo arriveranno in reparto i bambini feriti dai botti inesplosi“. “Spero sempre che il 1 gennaio sia una giornata di pioggia, in modo da disinnescare almeno una parte degli esplosivi. Ma il meteo non ci può salvare ogni volta. Dobbiamo dire basta ai botti una volta per tutte“, conclude l’oculista pediatrico.