Le immagini che arrivano in queste ore mostrano per l’ennesima volta come le Filippine siano in piena emergenza climatica, con milioni di persone colpite dagli effetti catastrofici di eventi estremi sempre più forti e frequenti. Così Greenpeace sul passaggio di Kammuri sulle Filippine, il ventesimo tifone a colpire il Paese durante questo anno.
Le Filippine sono tra le regioni più vulnerabili alla crisi climatica e alle sue conseguenze, con i cittadini di questo Stato purtroppo in pericolo a causa di piogge estreme, inondazioni improvvise, ondate di fango e frane.
«A livello globale gli abitanti delle Filippine sono identificati come i più colpiti da questa crisi climatica. Una situazione di emergenza che si aggrava ulteriormente a causa di quelle multinazionali dei combustibili fossili che, per decenni, hanno mentito e cercato di nascondere quanto le loro operazioni abbiano alimentato e continuino a esacerbare i cambiamenti climatici. Tutto ciò mentre accumulano miliardi e miliardi di profitti, a discapito di milioni di persone che soffrono le conseguenze dell’emergenza climatica», dichiara Lea Guerrero, Country Director di Greenpeace Filippine.
Il tifone Kammuri ha colpito le Filippine a distanza di poche ore dall’inizio della COP25 di Madrid. Proprio questa mattina, durante la conferenza ONU sul clima in corso nella capitale iberica, l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha reso noto che il 2019 è stato tra gli anni più caldi della storia e potrebbe piazzarsi al secondo posto in questa non invidiabile classifica.
«Mentre le Filippine vengono colpite dal tifone Kammurri, l’Organizzazione Metereologica Mondiale ha suonato un altro campanello d’allarme sulla situazione che i Paesi più vulnerabili stanno già subendo da diversi anni», dichiara da Madrid Taehyun Park, consigliere politico globale sul clima di Greenpeace Est Asia. «Il 91 per cento della popolazione mondiale respira aria inquinata, derivante da sistemi di trasporto sporchi e da un modello di agricoltura industriale ormai fuori controllo. È ora che i leader politici prestino attenzione agli allarmi lanciati dalla comunità scientifica e mettano alla porta i maggiori responsabili di questa crisi», conclude Park.