L’avvocato Romolo Reboa, legale che assiste 4 famiglie delle vittime del disastro di Rigopiano, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sulle 22 archiviazioni nel processo per il disastro di Rigopiano ha affermato: “E’ successa una cosa un po’ diversa da quella che stanno raccontando i giornali. Vi sono delle posizioni per cui i giudici hanno ritenuto che non vi fosse il nesso causale tra il loro comportamento omissivo e la morte delle vittime. Mentre altre persone hanno avuto dei comportamenti per cui vi era il nesso causale. Il caso di D’Alfonso è diverso. In udienza ricordai che D’Alfonso è il re delle turbine, la sua posizione doveva essere a mio avviso valutata in maniera differente. Questa ordinanza del gip ha degli aspetti positivi, perché nelle sue 78 pagine dice una cosa molto importante: il terremoto non è stato causa della valanga, quindi la colpa non è della montagna né delle vittime che stavano nell’albergo. Viceversa, il problema è il re delle turbine. Perché agli atti delle indagini vi erano poche testimonianze sul comportamento di D’Alfonso. Il gip dice che D’Alfonso aveva avuto semplicemente delle comunicazioni via sms dal sindaco di Farindola, ma mai comunicazioni ufficiali di pericolo. Ma D’Alfonso comandava, disponeva, quindi questo punto mi pare un po’ debole. La signora che disse che la mamma degli imbecilli è sempre incinta? Dal suo comportamento è derivata la morte? Per quanto riguarda i miei assistiti dico no perché sono morti immediatamente dopo la valanga. Quindi la signora con la sua frase non può essere accusata di omicidio. L’Abruzzo sta tendendo a passare sopra al problema dell’intervento degli elicotteri e lo fa perché sostanzialmente dei 29 morti soltanto una persona è deceduta dopo una giornata di agonia e questa persona viene sostanzialmente dimenticata”.