Fecondazione, infertilità: in Italia scarsa conoscenza su cause e rimedi

In molti non sanno che le malattie sessualmente trasmissibili sono causa di infertilità
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L’infertilità riguarda il 15% delle coppie italiane (dato del Registro nazionale procreazione medicalmente assistita), tuttavia una recente ricerca rivela una scarsa conoscenza delle sue cause e di come affrontarla. L’indagine commissionata da Ivi (Istituto valenciano per l’infertilità) e condotta da Ixè su 600 uomini e donne tra i 25 e i 44 anni, ha rivelato, ad esempio, che in molti non sanno che le malattie sessualmente trasmissibili sono causa di infertilità, o che 2 persone su 10 ritengono che la fertilità della donna inizi a ridursi dai 46 ai 50 anni, quando in realtà inizia dopo i 30 anni, con un calo importante già dopo i 35.
L’indagine è stata presentata a Milano durante la tavola rotonda Ivi ‘Essere Mamma Oggi’, nella quale quattro esperte si sono confrontate su come sia cambiata la figura della donna e della mamma rispetto al passato, con un focus sull’infertilità e sulle sue cause, tra cui l’invecchiamento della popolazione. In caso di difficoltà a concepire un figlio, il 49% degli intervistati sceglierebbe l’adozione mentre il 48% la fecondazione assistita. Chi ancora non ha avuto figli indica, in misura superiore alla media, la fecondazione assistita (48%), chi ha già figli preferirebbe, in misura superiore, l’adozione (49%).
Oggi, grazie al social freezing (la crioconservazione di ovociti con l’obiettivo di preservare nel tempo la fertilità di una donna per motivi sociali) una donna può avere un’opportunità in più se decide di procrastinare la maternità per motivi professionali o personali o perché non ha ancora un compagno con cui condividere progetti di vita – ha commentato Daniela Galliano, direttrice del Centro Ivi di Roma – I dati dell’indagine, come del resto la pratica clinica, mostrano come si tratti di un fenomeno ancora poco conosciuto in Italia ma l’atteggiamento di apertura che è emerso rappresenta un segnale incoraggiante“.
Un altro tema interessante toccato dall’indagine è la paura rispetto alla scelta della genitorialità: al primo posto si colloca la questione economica (41%), poi le insicurezze relative alle proprie capacità di crescere un figlio (27%) e a seguire la preoccupazione per il lavoro, sul come trovarlo e mantenerlo (25%).
Si definisce infertile quella coppia che dopo 12 -24 mesi di rapporti sessuali regolari e non protetti non è riuscita a concepire. Una definizione che non tiene tuttavia conto di diversi aspetti. Le donne raggiungono il massimo picco della fertilità tra i 20 e i 25 anni: resta sufficientemente alto fino ai 35, subisce un considerevole calo dai 35 ai 40, ed è bassissimo oltre i 40 (dati del Registro nazionale procreazione medicalmente assistita).

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