Attivista per il clima, 16 anni. Greta Thunberg, già paladina global della lotta ai cambiamenti climatici, è stata indicata dal Time come Persona dell’Anno 2019. A lei e ai suoi scioperi del venerdì per il clima, iniziati nell’agosto 2018 nella sua Stoccolma, si ispirano i giovani attivisti del movimento globale Fridays for Future che reclamano da parte della classe politica azioni urgenti contro l’emergenza climatica.
Nata a Stoccolma il 3 gennaio 2003, figlia della cantante d’opera Malena Ernman e dell’attore Svante Thunberg, Greta (‘attivista per il clima e l’ambiente di 16 anni con l’Asperger’, come si definisce nel suo profilo twitter che conta oltre 3 milioni di follower) ha iniziato la sua protesta davanti al Parlamento svedese per chiedere misure più efficaci contro i cambiamenti climatici.
L’eco della sua iniziativa l’ha poi portata davanti ai leader mondiali nei summit di più alto livello: dalla conferenza delle Nazioni Unite Cop24 di Katowice del 2018 al World Economic Forum di Davos e al Parlamento europeo nel 2019, fino al suo più recente intervento al summit sul clima di New York, nel settembre scorso, quando ha rivolto un accorato appello ai leader mondiali: “Se sceglierete di deluderci, non vi perdoneremo mai”.
Grande Mela raggiunta in un viaggio di circa due settimane a bordo della barca da regata Malizia II di Pierre Casiraghi, salpata dal Regno Unito. Come il viaggio di ritorno per l’Europa sul catamarano La Vagabonde, arrivato nei giorni scorsi a Lisbona, in tempo per la Cop25 spostata a Madrid dopo i disordini avvenuti in Cile. E’ consuetudine di Greta e della sua famiglia evitare, infatti, l’uso dell’aereo, una scelta fatta per ridurre l’impatto ambientale dei suoi spostamenti. La voce di questa giovanissima attivista, tramite media e social, ha raccolto nel tempo sempre più consensi soprattutto tra i giovanissimi di ogni Paese che hanno aderito agli scioperi del venerdì, organizzando manifestazioni pacifiche in ogni parte del mondo.
Fino al primo Global Strike for Future del 15 marzo scorso, cui sono seguiti altri tre scioperi globali: il penultimo in due giornate, il 20 e il 27 settembre, con milioni di giovani da New York a Berlino, dalla Thailandia fino all’Italia (150 le città italiane, oltre 1 milione i ragazzi mobilitati) che hanno riempito le piazze del mondo al grido ‘Non c’è un Pianeta B’. Una vita sotto in riflettori quella di Greta. Così non sono mancate analisi sulla coerenza dei suoi comportamenti green o sulla genuinità della sua azione (chi c’è dietro?, si sono chiesti alcuni), fino a ironie, attacchi e offese diretti a lei e ai tanti ragazzi del movimento. Nulla che abbia potuto minare la forza del suo messaggio, così fortemente ancorato ai più accreditati studi scientifici sul clima.