L’inverno, il freddo, l’arrivo delle festività Natalizie con le conseguenti cene e pranzi abbondati non fanno certo bene a chi soffre di patologie cardiache. Se infatti il tepore del camino e il calore della famiglia temprano lo spirito, tuttavia le basse temperature e l’elevata umidità, unite agli eccessi alimentari possono rappresentare una condizione di pericolo che potrebbe provocare un aumento degli infarti.
L’infarto rappresenta una delle patologie cardiache più note: esso si manifesta non solo attraverso i classici sintomi noti, come il dolore al petto, alla spalla, al braccio sinistro, ma anche con sintomi silenti della quale spesso è più complicato accorgersi ma che possono essere altrettanto pericolosi per salute.
Il dolore al petto, per esempio, è forse il più comune, magari concentrato in fitte di pochi minuti, così come il dolore alla spalla, al braccio, sulla schiena. Sintomi meno considerati, ma certamente ben riconoscibili, possono essere l’affanno, la nausea, il vomito, l’eccessiva sudorazione o l’improvviso senso di affaticamento. Eppure non tutti sanno che esiste una buona percentuale di attacchi cardiaci che, di per sé, non prevedono alcun sintomo evidente: scoprirli è complicato, in quanto senza sintomi non c’è diagnosi, e senza diagnosi non c’è cura.”
Gli infarti silenziosi
Come accorgersene? – chiarisce il professor Giulio Stefanini, – L’infarto, di per sé, è già avvenuto, e spesso viene scoperto casualmente: magari grazie a una visita o un esame per tutt’altro problema che ha richiesto un elettrocardiogramma. Il tracciato mostrerebbe alcune alterazioni delle onde che possono indicare un danno del muscolo cardiaco.
Sono diverse le condizioni in cui possono verificarsi attacchi di cuore senza sintomi apparenti, come ad esempio:
– individui con una soglia del dolore molto elevata;
– la compensazione da parte di bypass fisiologici che permettono di garantire un flusso adeguato al cuore anche in presenza di un infarto;
– condizioni mediche (come diabete e malattie renali croniche) che impediscono ai nervi di trasmettere correttamente l’impulso doloroso;
– l’età e il sesso (gli infarti silenti hanno maggiori possibilità di verificarsi nelle persone anziane, specie oltre i 75 anni, e negli uomini più che nelle donne);
– la tendenza a scambiare l’ischemia cardiaca per altre patologie a cui il paziente può essere più soggetto.”
Come trattare un infarto silente?
Sulla base di questi esami sarà poi stabilita la strategia terapeutica necessaria al paziente, che può essere esclusivamente basata sulle medicine o può includere anche la rivascolarizzazione miocardica con angioplastica o bypass. “