Indizi sull’acqua perduta di Marte arrivano dalle aurore “invisibili” del Pianeta Rosso: si tratta di un fenomeno catturato dalla sonda Maven della NASA, visibile solo all’ultravioletto, generato dall’idrogeno presente nell’acqua marziana che fugge via dall’atmosfera del pianeta, spiega sul Journal of Geophysical Research – Space Physics il gruppo dell’Embry-Riddle Aeronautical University coordinato da Andrea Hughes.
La sonda Maven aveva identificato circa 3 anni fa un nuovo tipo di aurora che si verifica durante il giorno ed emette luce ultravioletta (invisibile all’occhio umano), e le relative immagini erano state catturate dallo strumento Iuvs (Imaging UltraViolet Spectrograph) a bordo del veicolo.
Quando gli scienziati avevano osservato le aurore per la prima volta avevano pensato a un fenomeno raro: invece, grazie nuovi dati di Maven, si è scoperto che le aurore invisibili sono molto comuni, soprattutto nell’emisfero meridionale, e sono più frequenti nei periodi nei quali la fuga del vapore acqueo dall’atmosfera di Marte è maggiore.
Quando sul Pianeta Rosso è estate nell’emisfero meridionale, il pianeta è più vicino al Sole e la luce ultravioletta rompe le molecole d’acqua nel vapore acqueo presente nell’atmosfera, scomponendole in idrogeno e ossigeno: gli sciami di particelle del vento solare colpiscono l’idrogeno, e questo emette luce ultravioletta generando le aurore.
Marte: le aurore “invisibili” sono più comuni di quanto ritenuto finora
Marte: quando gli scienziati avevano osservato le aurore "invisibili" per la prima volta avevano pensato a un fenomeno raro
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