Salute e tecnologia: il 25% degli adolescenti “drogato” di internet

Per valutare "la dipendenza da Internet abbiamo utilizzato l'Internet disorder scale, osservando un punteggio medio di dipendenza del 39,54%"
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Impossibile vivere senza chat, social e video online. Un ragazzo su quattro (24,54%) ha problemi di dipendenza da Internet. E un altro 40% si sente irritabile se non riesce a collegarsi. E’ la ‘fotografia’ scattata grazie a uno studio della Fondazione Brf su una popolazione studentesca di 650 ragazzi nella provincia di Lucca, effettuato durante lo scorso anno scolastico.
Per valutare “la dipendenza da Internet – ha spiegato Armando Piccinni, docente straordinario di psichiatria alla Saint Camillus University di Roma e presidente della Brf – abbiamo utilizzato l’Internet disorder scale, osservando un punteggio medio di dipendenza del 39,54%. Questo risultato significa che in media i partecipanti tendono ad utilizzare il web come mezzo per sfuggire e anche per far fronte alle proprie emozioni. In base alle domande rivolte al campione è emerso inoltre – aggiunge Piccinni – che il 25,89% dei partecipanti si sente triste se non è in grado di connettersi ad Internet, e tende ad essere ansioso ed irrequieto quando non è online“.
Ciò che è interessante notare – prosegue ancora Piccinni – è che il 40,60% vorrebbe ridurre la quantità di tempo trascorsa su Internet, ma gli riesce difficile farlo“. Per quanto riguarda la dipendenza da gioco d’azzardo, è emerso inoltre che il 12,2% dei ragazzi o è già dipendente o è a rischio di dipendenza. “Lo studio ha riguardato anche la dipendenza da cibo – prosegue Piccinni – complessivamente un ragazzo su cinque ha problemi di questo tipo“.
Lo studio effettuato a Lucca “insieme al Provveditorato agli Studi – aggiunge Armando Piccinni – fotografa una realtà di adolescenza a rischio che presenta comportamenti di debolezza oggettiva e strutturale dinanzi alle nuove dipendenze – conclude – e che risente complessivamente della crisi di istituzioni fondamentali (scuola e famiglia), che non agiscono più come protezione ma sono loro stesse risucchiate dal vortice della dipendenza“.

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