Dopo la forte scossa di terremoto (magnitudo 6.2) che lo scorso 26 Novembre ha colpito l’Albania costiera, a Durazzo, provocando 51 morti, in Italia si sono verificate una serie di sciami sismici a distanza di poche ore, in molti casi con scosse distintamente avvertite dalla popolazione che adesso ha comprensibilmente paura, alla luce delle condizioni delle costruzioni che nel nostro Paese si sono già dimostrate in molti casi non all’altezza delle scosse che si possono verificare in qualsiasi momento nel nostro territorio.
Il 3 dicembre abbiamo avuto un terremoto di magnitudo 2.8 sull’Etna, che da quel momento ha intensificato la propria attività stromboliana con esplosioni e fontane di lava dai crateri sommitali.
Nei giorni scorsi, nel giro di poche ore, c’è stata prima la scossa di magnitudo 2.8 di Napoli e Pozzuoli, provocata dal bradisismo dei Campi Flegrei e distintamente avvertita in tutto l’hinterland napoletano con un risentimento fino al 5° grado Mercalli, vista la superficialità di una scossa che ha avuto un ipocentro inferiore ai 2km.
Poi c’è stato il terremoto della notte di Sabato, nel cuore della pianura Padana: magnitudo 3.2 a Sud di Verona, distintamente avvertito fino a Mantova.
Infine, ieri sera, le forti scosse nei pressi di L’Aquila, magnitudo 3.7 e 3.4 le più forti con decine di scosse minori. Le due principali sono state avvertite persino a Roma, Pescara e Avezzano, ma hanno avuto un risentimento sismico del 4° grado Mercalli, oltre che a L’Aquila, persino a Rieti, Terni, SPoleto, Teramo e Ascoli Piceno, nelle aree già provate dai forti sismi appenninici degli ultimi anni.
Le scosse sono state avvertite da migliaia di persone: una situazione in cui bisognerebbe riflettere sugli allarmi lanciati in tempi non sospetti dagli esperti. Eppure quello del rischio sismico e della prevenzione è un tema completamente estraneo all’agenda del governo e dell’attualità nel dibattito politico del Paese. Inutile, poi, andare a versare lacrime di coccodrillo al verificarsi dell’ennesima tragedia…