Dal Congresso dell’American Society Hematology in corso ad Orlando, arrivano nuovi dati promettenti sue due immunoterapici per i pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin a cellule B recidivato o refrattario. Si tratta degli anticorpi sperimentali anti CD20-CD3 T, mosunetuzumab e CD20-TCB della Roche. Mosunetuzumab si e’ rivelato promettente in termini di efficacia, con una percentuale di risposta globale pari al 62,7 per cento nei linfomi non Hodgkin indolenti e al 37,1 per cento nei casi aggressivi. Inoltre, i dati hanno dimostrato una percentuale di risposta completa pari al 43,3 per cento nei casi indolenti e al 19,4 per cento in quelli aggressivi. La risposta completa e’ risultata durevole, poiche’ l’82,8 per cento dei pazienti con linfoma non Hodgkin indolente sono rimasti in remissione di malattia fino a 26 mesi dal trattamento iniziale mentre il 70,8 per cento dei pazienti con un linfoma aggressivo sono rimasti in remissione fino a 16 mesi. Per quanto riguarda invece l’anticorpo sperimentale anti CD20-TCB, in associazione con un altro anticorpo, l’obinutuzumab, i dati riferiscono di una risposta globale del 54 per cento e una percentuale di risposta completa del 46 per cento. L’evento avverso piu’ frequentemente osservato con tutti i dosaggi terapeutici e’ stato la sindrome da rilascio di citochine, che si e’ verificata nel 67,9 per cento dei pazienti, sebbene la maggior parte degli eventi sia stata di basso grado.
Tumori: linfoma non-Hodgkin, nuove speranze da due immunoterapici
Arrivano nuovi dati promettenti sue due immunoterapici per i pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin
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