Il Miur ha varato un decreto che stabilisce che i corsi di laurea in Psicologia vadano svolti esclusivamente in presenza e senza alcuna modalità telematica, già dall’anno accademico 2020/21. Sul tema il Prof. Pier Giuseppe Rossi, docente ordinario alla facoltà di scienze della formazione dell’Università degli studi di Macerata, delegato del Rettore all’e-learning, presidente di SIREM – Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Open Day” condotta da Alessio Moriggi su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
“E’ una scelta anacronistica, un decreto medievale che va contro la possibilità di innovazione e rinnovamento –ha affermato il Prof. Rossi-. Non si tratta solo di un attacco alle università telematiche, ma anche di un attacco al diritto allo studio degli studenti. Qui ci si muove in base a pregiudizi. In quel decreto non è stato scritto minimamente per quale motivo è stata presa questa decisione. Non viene spiegato su quali basi teoriche, scientifiche, esperienziali è stata presa questa decisione. E’ una scelta dettata solo da pregiudizi contro l’e-learning, ma soprattutto contro le università telematiche in quanto tali. Supponiamo che il motivo sia quello dell’impossibilità dei laboratori a distanza, allora dobbiamo dire una cosa: puntiamo sulla qualità, sia quella delle telematiche che delle università in presenza. La qualità dei laboratori sta nel non ridurre un laboratorio a lezione. Perché non andiamo a vedere in quante università in presenza il laboratorio è strutturato come semplice lezione frontale? Se guardassimo questo, ci accorgeremmo che forse è più facile fare un laboratorio interattivo a distanza piuttosto che in presenza. Non è che la presenza di per sé garantisca la qualità. La qualità di un laboratorio è data dalla relazione educativa. Da un lato c’è l’ignoranza nel pensare che con l’e-learning non si possa costruire relazione educativa, dall’altro si dà per scontato che basti la presenza per una relazione educativa. Quindi alla base di questo decreto ci sono solo ignoranza e pregiudizi. La qualità è data anche dal rapporto studente-docente. Nei laboratori delle università in presenza gli incardinati per i laboratori non bastano, quindi vengono presi personaggi esterni all’università. Questo abbassa la qualità. In un laboratorio in e-learning invece il docente può rivedere e risentire i prodotti e può intervenire. C’è dunque per il docente una possibilità di intervento maggiore rispetto ad altre situazioni. Si parla di dignità, ma i corsi con 300 persone accatastate in un’aula che ascoltano un docente sono dignitosi? Guardiamo le cose per come sono nella realtà, altrimenti dovremmo dire anche che tutta la comunicazione telematica che noi facciamo via telefono o attraverso le nuove tecnologie non funziona. Gran parte delle relazioni industriali e di altro tipo nella società vanno avanti con questi mezzi. Ci sono contraddizioni continue su questo piano”.
Per l’Ordine degli psicologi il decreto rappresenta una vittoria. “E’ una posizione che può essere dettata da ignoranza rispetto ai progetti di e-learning –ha dichiarato il Prof. Rossi-. Ma ormai anche i corsi in presenza utilizzano moltissimo strumenti telematici. Già il fatto di ridurre il problema all’e-learning è un atto di oscurantismo. Nel settore dell’educazione, se vogliamo trasformare tutti gli educatori di nido, gli educatori professionali in laureati c’è bisogno di questo salto che possiamo fare solo se utilizziamo gli strumenti di e-learning, quindi questo decreto è un attacco al diritto allo studio, a un diritto dei cittadini”.
“Noi come Sirem prenderemo sicuramente posizione perché siamo sconcertati da questo attacco all’e-learning e alle nuove tecnologie per la formazione -ha concluso il Prof. Rossi-. Questo è un decreto basato su pregiudizi e senza alcuna base scientifica“.