Lingua grassa, notti in bianco. E’ questa – inaspettatamente – la parte del corpo da ‘mettere a dieta’ se si vuole migliorare la situazione quando le apnee notturne tormentano costantemente il sonno. Parola di scienziati. Perdere peso è già ritenuto dagli esperti un trattamento efficace, ma non era chiaro perché.
Un nuovo studio condotto da un team della Perelman School of Medicine dell’University of Pennsylvania ha permesso di scoprire che i miglioramenti nei sintomi dell’apnea ostruttiva del sonno (Osa) sembrano collegati proprio alla riduzione del grasso nella lingua. Utilizzando la risonanza magnetica per misurare l’effetto della perdita di peso sulle vie aeree superiori nei pazienti obesi, gli autori hanno appurato che questo è un fattore primario nel ridurre la gravità della patologia.
I risultati della ricerca sono pubblicati sull”American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine’ e offrono un’indicazione importante, secondo gli scienziati, perché “la maggior parte dei clinici, e anche degli esperti del mondo delle apnee notturne, non si sono” finora “concentrati sul grasso nella lingua per trattare l’apnea notturna”, evidenzia Richard Schwab, responsabile della Medicina del sonno nell’ateneo Usa. “Ora che sappiamo che rappresenta un fattore di rischio e che l’apnea notturna migliora quando viene ridotto, abbiamo stabilito un nuovo obiettivo terapeutico”.
Solo negli Stati Uniti sono 22 milioni le persone che soffrono di apnea notturna. E’ un disturbo che fa sì che la respirazione si interrompa e riprenda ripetutamente, causando il risveglio dei pazienti durante i cicli del sonno. Di solito questa condizione è accompagnata da un forte russare e può aumentare il rischio di ipertensione e ictus. Se l’obesità è senz’altro il principale fattore di rischio, ci sono anche altre cause come avere grandi tonsille o una mascella incassata.
Studi suggeriscono che le cosiddette macchine ‘Cpap’ portano un miglioramento in circa il 75% dei pazienti, ma per l’altro 25% opzioni alternative di trattamento risultano più complicate. Poiché uno studio del 2014 firmato da Schwab aveva messo in evidenza che i pazienti ‘oversize’ con apnee notturne avevano lingue significativamente più grandi rispetto ai pazienti obesi senza il disturbo, come passo successivo i ricercatori hanno voluto determinare se ci fosse un rapporto di causa-effetto tra la riduzione del grasso della lingua e il miglioramento dei sintomi. Il nuovo lavoro ha dunque incluso 67 partecipanti affetti da apnee in forma da lieve a grave e con un Indice di massa corporea (Bmi) superiore a 30. Attraverso una dieta o un intervento di chirurgia bariatrica, i pazienti hanno perso quasi il 10% del loro peso, in media nell’arco di 6 mesi, e i punteggi delle apnee notturne sono migliorati del 31%.
Con la risonanza magnetica il team ha potuto scoprire che una riduzione del volume di grasso della lingua era il collegamento principale tra perdita di peso e miglioramento dell’apnea notturna. Studi futuri, ragionano gli scienziati, dovrebbero aiutare a sondare il potenziale di alcune diete povere di grassi nel ridurre il grasso della lingua, o se terapie del freddo – come quelle usate per ridurre il grasso dello stomaco – possano essere applicate anche per la lingua. Schwab e colleghi stanno anche approfondendo altri aspetti e in uno studio correlato hanno scoperto che persino l’etnia può svolgere un ruolo nella gravità dell’apnea notturna.
Confrontando l’anatomia delle vie aeree superiori dei pazienti cinesi e islandesi con apnea notturna, Schwab ha scoperto per esempio che i pazienti asiatici possono essere maggiormente a rischio di gravi sintomi. E l’assenza di obesità non deve trarre in inganno, perché potrebbe essere una lingua grassa a esporre al rischio di apnee. Lo scienziato suggerisce che tutti i pazienti che russano o presentano sonnolenza dovrebbero essere sottoposti a screening, indipendentemente dal fatto che appaiano o meno nelle categorie ad alto rischio come gli oversize.