Il vulcano Taal delle Filippine ha eruttato ieri, 12 gennaio 2020, dopo oltre 40 anni di quiescenza. Residenti e turisti si sono allarmati ma allo stesso tempo sono rimasti incantati dalla vista dell’enorme colonna di cenere e vapore che si è alzata dalla caldera. PHIVOLCS, istituto di vulcanologia e sismologia delle Filippine, ha aumentato il livello di allerta a 4 su una scala di 5, innescando l’evacuazione dell’area nel raggio di 17km intorno al vulcano.
Mentre le province meridionali hanno subito il peggio del disastro, anche la Città Metropolitana di Manila ha avuto i suoi effetti. Oltre al caos dei voli, l’eruzione ha causato una intensa ricaduta di cenere sulla Città Metropolitana di Manila, raggiungendo anche Quezon City. Con il problema della sicurezza dell’aria, tra i cittadini si è scatenata una corsa all’acquisto delle mascherine protettive.
Ci sono stati esempi di tsunami vulcanici nella storia e probabilmente il più grande e distruttivo è stato quello dell’esplosione e del crollo del vulcano Krakatoa in Indonesia il 26 agosto del 1883. Le onde, che raggiunsero i 41 metri, distrussero le città costiere e i villaggi a Giava e Sumatra, uccidendo quasi 40.000 persone.
Nel 1792, l’eruzione del Monte Unzen, in Giappone, produsse una frana devastante che generò uno tsunami di 50 metri. Un terremoto innescò la frana dalla vetta Mayuyama, un duomo di lava di 4.000 anni che sorge sopra la città di Shimabara. La frana spazzò via la città e raggiunse il Mar Ariake, producendo uno tsunami. La devastazione portò circa 15.000 morti.
Le passate eruzioni di Taal hanno fatto registrare molte vittime. La violenta esplosione del 1911 ha prodotto il bilancio più grave, con 1.335 morti.