Mentre l’attività del vulcano Taal prosegue, Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, lancia l’allarme sul protrarsi dell’emergenza che potrebbe impedire a centinaia di migliaia di persone di tornare a casa per mesi.
Il governo delle Filippine stima che, nel peggiore dei casi, la popolazione potrebbe non essere in grado di ritornare a casa per un massimo di sette mesi, anche se questa previsione potrebbe peggiorare.
Nelle ultime due settimane, secondo i dati del Governo, almeno 580.000 alunni provenienti da più di 1.000 scuole hanno perso le lezioni a causa della caduta di lapilli e cenere nelle province intorno al vulcano e perché alcune delle loro scuole – circa 300 – sono state utilizzate come centri di evacuazione.
“Siamo preoccupati perché migliaia di bambini potrebbero non essere in grado di tornare alle loro case e nei loro villaggi nei prossimi mesi, molti studenti dell’ultimo anno rischiano di perdere il diploma. La condizione di senzatetto espone questi bambini ad un serio rischio di abuso e sfruttamento. I bambini nei centri di evacuazione sono costretti a fare il bagno con poca o nessuna privacy, condividendo le stesse strutture degli adulti. Le madri hanno raccontato agli operatori di Save the Children di essere preoccupate per le loro figlie adolescenti, molte delle quali non hanno neanche assorbenti igienici o biancheria intima poiché sono state costrette a fuggire all’improvviso quando il vulcano ha iniziato ad eruttare”, ha spiegato Jerome Balinton, responsabile Umanitario nelle Filippine di Save the Children. “Lo stress emotivo e psico-sociale di essere precipitati all’improvviso nella condizione di sfollati e di essere circondati da così tanti estranei, sta mettendo a dura prova i bambini. È fondamentale soddisfare i loro bisogni immediati come cibo, abbigliamento, acqua pulita, igiene e assistenza sanitaria, anche se, come è evidente, hanno bisogno anche di soluzioni a lungo termine. Ciò significa intanto istituire scuole temporanee, in modo che i bambini possano tornare a una normale routine nell’attesa che la furia del vulcano si plachi”.