Filippine, il vulcano Taal ha devastato l’isola di Luzon: animali sterminati, foreste distrutte dalla cenere. Si teme “esplosione pliniana”, 20 milioni di persone a rischio [FOTO e VIDEO]

Filippine, situazione sempre più difficile per le conseguenze dell'eruzione del vulcano Taal. Autorità in massima allerta, mezzo milione di evacuati
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La violenta esplosione del vulcano Taal, nelle Filippine, Domenica 12 Gennaio ha sterminato milioni di animali e piante sull’isola di Luzon e vicino Manila, la metropoli capitale del Paese asiatico. Il National Disaster Risk Reduction and Management Council ha spiegato che le città più colpite sono quelle più vicine al vulcano: Laurel, Balete, Talisay, San Nicolas, Agoncillo, Alitagtag, Mataas na Kahoy, Lemery, Tanauan e Lipa. “Siamo stati informati durante le perlustrazioni aeree che tutta la flora e la fauna vicino al vulcano era morta e quindi era inutile tornare per cercare di mettere in salvo gli animali“, ha dichiarato il portavoce Mark Timbal, all’emittente filippina Abc-Cbn News. Quanto agli sfollati, al momento sono ospitati in 76 centri di accoglienza e il portavoce ha invitato la popolazione filippina a donare cibo e acqua. Una volta finita l’eruzione vulcanica, il governo filippino ha fatto sapere che non autorizzerà più alcuna costruzione sull’isola, ma aiuterà a ricostruire e ripopolare le comunità della provincia di Batangas.

Intanto la colonna eruttiva sopra il vulcano Taal nelle Filippine non c’è più’: vuol dire che “questa fase di picco esplosivo e’ scemata“, ma l’eruzione è ancora in corso e “può evolvere in un’eruzione di tipo esplosivo, finire, o magari dare origine esplosioni violente di acqua e rocce (dette di tipo freatico) che possono andare avanti per un tempo lungo“. A spiegarlo all’ANSA e’ Piergiorgio Scarlato, primo ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Il fatto che sia stata decisa un’evacuazione di tipo preventivo di 500.000 persone “indica che un’evoluzione esplosiva di tipo Pliniano (come quella di Pompei nel 79 d.C.) è un’ipotesi reale, decisa su un principio di cautela“, secondo Scarlato. In questo caso però l’impatto sarebbe ben maggiore dell’area di 25 chilometri quadrati evacuata ora, su cui vivono mezzo milione di persone, ma avrebbe ricadute “ben piu’ ampie, per centinaia di chilometri – aggiunge – Basti pensare che nel raggio di 100 chilometri vivono 20 milioni di persone“.

Il vulcano Taal si trova all’interno di un lago molto basso, che a sua volta e’ il risultato di una grande eruzione avvenuta migliaia di anni fa. Per capire come evolvera’ l’attuale eruzione, secondo Scarlato, bisognerebbe essere in possesso dei dati sul monitoraggio, come quelli relativi all’eventuale presenza di magma in fase di risalita. “Quella in corso – ha aggiunto – e’ un’evoluzione di tipo freato-magmatico, in cui l’acqua, allo stato di gas, interagisce con il magma, dando vita a violente esplosioni“, nelle quali il calore del magma spinge in alto acqua e rocce. I segnali precursori dell’attivita’ in corso sono iniziati nel novembre 2018, con la deformazione del vulcano proseguita fino a marzo 2019. Quindi e’ stato registrato un aumento dell’attivita’ sismica e poi dell’anidride carbonica disciolta nel lago, che indicava la presenza di magma in risalita. “L’escalation e’ pero’ avvenuta in poche ore, tra il 12 e 13 gennaio, ma e’ difficile dire come evolvera’ la situazione“. Il vulcano Taal ha infatti una storia eruttiva molto complessa, tanto che negli ultimi 450 anni ha prodotto 34 eruzioni, ognuna molto diversa dall’altra, per via della sua vicinanza con l’acqua. Ad esempio ce ne sono state due freato-magmatiche molto forti: la prima, del 1911, ha provocato 1.335 morti, e la seconda nel 1965, con 190 vittime. L’ultima eruzione esplosiva risale al 1754 ed e’ durata sei mesi, mentre l’ultima eruzione di tipo freatico e’ iniziata nel 1965 ed e’ terminata nel 1977. “Questa evoluzione in corso – ha concluso Scarlato – potrebbe provocare frane, terremoti, un’attivita’ leggermente esplosiva o appunto, un’eruzione di tipo esplosivo. Come Ingv seguiamo attentamente la situazione, perche’ e’ un esempio di attivita’ eruttiva in un’area densamente popolata, simile a quella che potremmo avere noi“.

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