Dopo i mesi di ottobre e novembre 2019, caratterizzati dal forte maltempo che ha provocato gravi danni in Italia da Nord a Sud, il mese di dicembre ha visto l’affermarsi dell’alta pressione sul nostro Paese, salvo qualche sporadico episodio che ha portato la neve in Pianura Padana a metà dicembre e al Centro-Sud negli ultimi giorni del 2019. Per il resto, l’Anticiclone ha garantito condizioni di stabilità prevalente sull’Italia, con la neve che è rimasta solo un sogno per gli amanti dell’inverno. In tanti, infatti, in queste settimane, si stanno lamentando dell’egemonia dell’Anticiclone, alcuni gridando al global warming antropico e alla catastrofe climatica.
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Eppure esattamente nell’inverno di 30 anni fa, la situazione era persino peggiore. Il cosiddetto “Anticiclone dei 100 giorni” nel 1989-1990 provocò uno degli inverni più disastrosi a livello di precipitazioni. L’autunno 1989 era stato caratterizzato dalle prime incursioni fredde già a novembre, che facevano ben sperare in un inverno freddo e nevoso. Invece dal mese di dicembre cambiò tutto. A causa dell’Anticiclone che interessò gran parte dell’Europa centro-occidentale ed il Mediterraneo con valori eccezionali (1044hPa a Gennaio), tutte le festività natalizie furono contrassegnate da prevalenza di tempo soleggiato e temperature piuttosto miti, proprio come nel 2019 (fatta eccezione per l’irruzione fredda al Centro-Sud del 28-30 dicembre). Anche nel dicembre 1989, si intensificarono le nebbie, le foschie, con conseguente aumento dei livelli di smog nelle aree urbane, e il freddo da inversione termica, proprio come sta succedendo in questi primi giorni di gennaio, in cui la Pianura Padana si ritrova con temperature molto basse e sotto una cappa di nebbie.
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Nella stagione 1989-1990, l’Anticiclone continuò a dominare anche nei mesi di gennaio e febbraio (fatta eccezione per il periodo dal 10 al 17 febbraio), respingendo ogni volta gli attacchi del flusso oceanico. Tra le conseguenze di questa impostazione, l’aumento delle temperature su diverse zone del Sud Italia, la mancanza di pioggia e neve, l’abbassamento dei livelli dei corsi d’acqua e un’eccezionale siccità. E neanche nel mese di marzo la situazione accennò a cambiare. Solo dalla metà di aprile, l’Anticiclone crollò sotto i colpi delle perturbazioni atlantiche che per mesi avevano viaggiato oltre la Manica, riportando le piogge in Italia.
Quello del 1989-1990 fu un inverno secco, senza neve sulle Alpi e senza pioggia sulle pianure con temperature oltre la norma soprattutto in montagna, sia nei valori massimi che in quelli minimi. Una situazione terribile non solo per gli amanti dell’inverno, ma anche per gli agricoltori e per tutti i cittadini, con smog, nebbie e foschie che durarono ininterrottamente per quasi 3 mesi.