Maltempo: la Liguria chiede lo stato di calamità per l’apicoltura

E' stata inviata al Ministero delle Politiche agricole la richiesta di stato di calamità naturale per il settore apistico. Coinvolti 72 Comuni e 128 aziende per un valore di oltre 1 milione di euro
MeteoWeb

E’ stata inviata al Ministero delle Politiche agricole la richiesta di stato di calamità naturale per il settore apistico. Coinvolti 72 Comuni e 128 aziende per un valore di oltre 1 milione di euro. A comunicalo e’ l’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Mai.

“Nel 2019 il settore dell’apicoltura e’ stato messo a dura prova. Siccita’, piogge e gelate hanno fatto ridurre la produzione del miele – spiega l’assessore Mai -. La richiesta di stato di calamita’ naturale riguarda il periodo che va dal 20 marzo al 24 novembre 2019, durante il quale, in ben 72 Comuni della regione, ci sono state diverse morie fra le api. In totale, considerando le aziende che hanno avuto un danno superiore al 30% della produzione, siamo arrivati a un valore superiore al milione di euro di perdita.

Una situazione che ha coinvolto 128 aziende in tutta la regione, di cui 56 nella provincia di Genova, 7 in quella di Imperia, 34 in quella di La Spezia e 31 in quella di Savona”. “Il settore dell’apicoltura in Liguria e’ un’ eccellenza che ha grandi potenzialita’ di crescita. In questi anni abbiamo supportato moto i produttori di miele con finanziamenti, corsi di formazione e mettendo in campo tutte le difese possibili per le api, contrastando differenti minacce, come la Vespa velutina”.

“Queste condizioni hanno comportato una forte riduzione della produzione del miele. Un alveare di norma permette di raccogliere tra i 25 e i 30 chili di miele a stagione. Quest’anno si sono registrati risultati inferiori ai 20 chilogrammi, con diversi casi di produzione insufficiente persino per la sola sopravvivenza dell’alveare. Per l’acacia, che rappresenta la prima tipologia di miele per la regione, abbiamo riscontrato un totale azzeramento della produzione. Per il miele di castagno la stagione e’ stata praticamente nulla, e anche per le altre tipologie di miele, come il millefiori, l’erica e il ciliegio, si sono registrate perdite superiori al 40%. Condizione che, oltre al danno commerciale, ha messo a dura prova la sopravvivenza degli stessi sciami di api”.

Condividi