Quanto manca alla “fine del mondo“? Lo sveleranno domani, 23 gennaio, gli scienziati del “Bulletin of the Atomic Scientists” che ogni anno rivelano quanti minuti (metaforici) mancano alla mezzanotte, cioè, appunto, alla fine del mondo: gli esperti, tra cui figurano 15 premi Nobel, spostano ogni anno le lancette del “Doomsday Clock“, l’orologio simbolico ideato all’Università di Chicago nel 1947, dai fisici del Progetto Manhattan, coloro che realizzarono la prima atomica. L’orologio vuole simboleggiare e ricordare come politica, conflitti e tensioni mondiali potrebbero accelerare il processo verso la distruzione del pianeta.
Lo scopo principale del Bulletin è informare il pubblico sui dibattiti delle politiche nucleari, sostenendo contemporaneamente il controllo internazionale dell’energia nucleare. Gli speaker per l’annuncio del 23 gennaio 2020 saranno:
Jerry Brown, executive chair, Bulletin of the Atomic Scientists; former Governor, State of California- Mary Robinson, chair, The Elders; former president of Ireland; former UN High Commissioner for Human Rights
- Ban Ki-moon, deputy chair, The Elders; former UN Secretary-General former South Korean Foreign Minister
- Rachel Bronson, president and CEO; Bulletin of the Atomic Scientists
- Sivan Kartha, Science and Security Board, Bulletin of the Atomic Scientists; senior scientist at the Stockholm Environmental Institute; author of the Fifth and Sixth Assessment Reports of the Intergovernmental Panel on Climate Change
- Robert Latiff, Science and Security Board, Bulletin of the Atomic Scientists; Fellow, University of Notre Dame Institute for Advanced Study; member, Intelligence Community Studies Board, and the Committee on International Security and Arms Control of the National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine
- Robert Rosner, chair, Science and Security Board, Bulletin of the Atomic Scientists; William E. Wrather Distinguished Service Professor in the Departments of Astronomy & Astrophysics and Physics, and the Harris School of Public Policy at the University of Chicago. Rosner served as Director of Argonne National Laboratory, where he had also served as Chief Scientist
- Sharon Squassoni, Science and Security Board, Bulletin of the Atomic Scientists; Research Professor at the Institute for International Science and Technology Policy, Elliott School of International Affairs, The George Washington University
L’Orologio si era avvicinato di 30 secondi alla mezzanotte nel 2017 e nel 2018, arrivando a due minuti dalla mezzanotte; nel 2019, le lancette sono rimaste ferme. Prima del 2018, solo nel 1953 il mondo era stato così vicino alla fine, secondo gli scienziati, “quando la Guerra Fredda raggiunse probabilmente il livello più alto“. Nel 1991 il momento in cui l’apocalisse è stata più lontana: 17 minuti.
Cos’è l’Orologio dell’Apocalisse e cosa indica
Il pericolo viene quantificato tramite la metafora di un orologio simbolico la cui mezzanotte rappresenta la fine del mondo ed i minuti precedenti simboleggiano “quanto manca” a tale evento. In origine la mezzanotte rappresentava la guerra atomica, mentre dal 2007 indica qualsiasi evento che possa provocare danni irrimediabili all’umanità (ad esempio i cambiamenti climatici).
Quando venne creato, nel 1947, dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, l’orologio fu impostato a sette minuti dalla mezzanotte: ad accelerare verso la fine, oltre agli armamenti nucleari, nel 2015 c’erano anche i cambiamenti climatici.
Dalla sua creazione, nel 1947, l’orologio è stato regolato numerose volte, passando dai 2 minuti a mezzanotte del 1953 (dopo i test di armi termonucleari da parte di USA e URSS) ai 17 minuti a mezzanotte nel 1991, quando finì la guerra fredda e Russia e Stati Uniti cominciarono a ridurre gli arsenali nucleari.
Nel 2017 Trump ha fatto spostare le lancette
La decisione di far avanzare la lancetta dei minuti nel 2017 era stata spinta dall’accresciuta inquietudine circa le sorti del Pianeta a causa “del forte aumento del nazionalismo nel mondo, delle dichiarazioni del presidente Donald Trump sulle armi nucleari, del riscaldamento climatico, del deterioramento della sicurezza mondiale in un contesto di tecnologie sempre più sofisticate così come di una crescente ignoranza delle competenze scientifiche“.