L’osteoporosi è una malattia che porta a un aumento della fragilità delle ossa, causata dalla riduzione della quota di minerali (come per esempio il calcio), che le rendono robuste e resistenti. “Possiamo intuire, quindi, che la principale conseguenza di questa patologia è l’aumento del rischio di fratture, che il più delle volte si verificano a livello di vertebre, polso e femore. Le fratture dovute all’osteoporosi si riconoscono perché avvengono per traumi minimi, che in altre persone non porterebbero a lesioni di simile gravità. La prevalenza di osteoporosi aumenta all’aumentare dell’età, soprattutto nelle donne, e le fratture osteoporotiche (specialmente quelle a livello del femore e dell’anca) sono spesso associate a una riduzione della mobilità e dell’indipendenza e, di conseguenza, a una riduzione della qualità di vita. Secondo il Ministero della Salute, in Italia si contano circa 5 milioni di persone che presentano questa malattia, di cui l’80% sono donne in post-menopausa“: a dedicare un approfondimento sul tema è la dottoressa Renata Gili su Medical Facts, il magazine online di informazione scientifica e debunking delle fake news, con la direzione scientifica del dott. Roberto Burioni.
La diagnosi di osteoporosi, spiega l’esperta, “è spesso quella più ovvia dal punto di vista clinico, proprio quando ci si trova di fronte a fratture causate da incidenti di minima entità. La sua conferma, tuttavia, è ottenuta eseguendo un esame radiologico specifico chiamato densitometria ossea che valuta quanto sono robuste, “dense”, le ossa. La conferma della diagnosi è importante, anche per poter iniziare un trattamento corretto, soprattutto prima di eventuali fratture, con lo scopo principale proprio di ridurne il rischio.”
La densitometria ossea è dunque l’esame da fare per la diagnosi di osteoporosi: quindi tutte le donne in post-menopausa devono sottoporsi a quest’esame? “Per quanto l’argomento sia controverso, la risposta è no. O per lo meno, non subito. Infatti, per le donne avere un’età superiore ai sessantacinque anni costituisce un fattore di rischio e, quindi, dopo quest’età, soprattutto se si possiedono anche altri fattori come per esempio il fumo di sigaretta o un inadeguato apporto di calcio con la dieta, è indicato effettuare una densitometria ossea.”
Prima dei sessantacinque anni, però, “l’indicazione a effettuare quest’esame dev’essere frutto di un’attenta valutazione del proprio medico. Abbiamo detto, infatti, che il fine ultimo di un trattamento per l’osteoporosi è quello di prevenire le fratture; e nelle donne nei primi anni dopo la menopausa il rischio di andare incontro a frattura è molto basso rispetto alle donne dai sessantacinque anni in su. Inoltre, se il trattamento dell’osteoporosi viene iniziato molto presto potrebbe avere un effetto minore a distanza di tanti anni, quando invece il rischio di frattura aumenta considerevolmente.”
In conclusione, rileva la dott.ssa Gili, “fare una densitometria ossea a tutte le donne subito o poco dopo la menopausa non è indicato. Un’attenta valutazione medica è richiesta nel caso siano presenti particolari patologie o fattori di rischio (alcuni esempi sono la menopausa precoce, il fumo di sigaretta, l’abuso di alcol, un inadeguato apporto di calcio con la dieta, alcune terapie croniche con farmaci che aumentano il rischio di osteoporosi, come il cortisone, o una storia familiare, soprattutto materna, di fratture ossee dovute a traumi minimi), perché in alcuni di questi casi potrebbe invece essere utile sottoporsi a densitometria ossea prima dei sessantacinque anni, per valutare la necessità di iniziare un trattamento.
E non dimentichiamo che ci sono molte misure non farmacologiche che hanno un effetto positivo sull’osteoporosi e sulla sua prevenzione, come per esempio smettere di fumare o praticare esercizio fisico con regolarità. Come sempre, infatti, uno stile di vita sano è fondamentale. E non sono solo le ossa a trarne beneficio.”