“Queste situazioni perduranti derivano da un mix di fattori: la presenza di inquinanti nell’aria e la mancanza di precipitazioni e ventilazione che ne determina il ristagno e l’accumulo. Durante periodi particolarmente critici si prendono provvedimenti a tutela della salute pubbliche. Si tratta di misure che puntano ad evitare l’esposizione delle persone ad alte concentrazioni di polveri sottili. A Roma, sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, la previsione e’ di un miglioramento delle condizioni atmosferiche a partire dal 18 gennaio e un rientro generale del Pm10 nei parametri a partire dall’inizio della prossima settimana”. Lo afferma, l’esperto dell’Arpa Lazio, Alessandro Di Giosa, dirigente presso il centro regionale di qualita’ dell’aria, interpellato dall’ANSA.
“Anche nei periodi di limitazioni del traffico, infatti, gli inquinanti continuano ad essere emessi in atmosfera e le fonti sono diverse. Nel Comune di Roma le principali fonti di Pm10 sono i trasporti (per il 60% circa) e i riscaldamenti (per il 30%). Quando si parla di trasporti, non ci sono solo le emissioni primarie – quelle del tubo di scartamento per intenderci – ma anche le emissioni di precursori come gli NOx che contribuiscono alla formazione del P10 secondario. La riduzione del numero di macchine circolanti, diesel inclusi, incide positivamente alla riduzione di polveri sia primarie, sia secondarie”, continua Di Giosa.
Questione a parte il riscaldamento degli edifici: “E’ utile ridurre la temperature nonche’ le ore di funzionamento dei riscaldamenti, anche esse impattanti. Di norma le ordinanze sindacali, adottate in queste fasi, prevedono un limite preciso anche per i riscaldamenti, ma vengono meno percepite ed oggettivamente i controlli sono piu’ complicati. Per evitare queste situazioni sarebbe importante mettere in campo misure strutturali che incidano maggiormente sulla riduzione delle emissione in atmosfera. Nel caso di Roma servirebbe agire proprio su trasporti e riscaldamenti”, conclude.