Si apre una nuova frontiera per la lotta alla malaria: individuato uno dei trucchi della ‘sua’ resistenza. Uno studio a opera dei ricercatori dell’Istituto Pasteur e del Cnrs (il Centro francese per la ricerca scientifica) ha scoperto che i parassiti del genere Plasmodium, responsabile della malattia, vengono trasmessi all’uomo dalle zanzare infette. E per acclimatarsi a questi due ospiti cosi’ diversi tra loro, il parassita può resistere e sopravvivere trasformandosi grazie alla plasticità della sua lettura del genoma.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Acs Central Science. Tra gli studiosi anche una ricercatrice italiana: e’ Paola Barbara Arimondo, con studi all’Universita’ di Pisa.
E’ proprio grazie a questi meccanismi, piu’ nel dettaglio di un particolare processo chimico, quello della metilazione del Dna, che i ricercatori sono riusciti a identificare molecole in grado di inibire proprio questo processo e di uccidere efficacemente anche il parassita Plasmodium falciparum resistente all’artemisinina.
“Le molecole degli inibitori sono state molto efficaci e alcune hanno ucciso il parassita nel sangue in sole 6 ore”, spiega Arimondo. “Questo studio mostra, per la prima volta, che i parassiti nel sangue, compresi i ceppi resistenti all’artemisinina, possono essere uccisi rapidamente prendendo di mira la metilazione del Dna”, conclude. La malaria colpisce ogni anno oltre 200 milioni di persone in tutto il mondo e la resistenza ai trattamenti antimalarici, spiegano i ricercatori, e’ in costante aumento.