E’ scattato l’ultimo giorno del 2019 l’allarme per il nuovo virus simile alla Sars in Cina. Il 31 dicembre scorso, infatti, le autorità sanitarie cinesi hanno reso nota la presenza di un focolaio di sindrome febbrile, associata a polmonite di origine sconosciuta, tra gli abitanti di Wuhan, città di circa 11 milioni di abitanti situata nella provincia di Hubei, nella cina Centro-meridionale.
“Il punto di partenza è stato identificato nel mercato del pesce e di altri animali vivi selvatici di Huanan, al centro della città di Wuhan, che è stato prontamente chiuso”, ricostruisce l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani (Inmi), centro di riferimento nazionale per la ricerca e cura sulle malattie infettive, è centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della sanità per le malattie altamente contagiose.
“L’agente patogeno responsabile dell’epidemia è stato isolato in tempi rapidissimi grazie all’esperienza maturata durante le epidemie di Sars, influenza aviaria e Mers: si tratta di un nuovo beta-coronavirus, che è stato denominato 2019-nCoV ed è molto simile al virus della Sars”, ricordano gli esperti. I coronavirus, “così chiamati per la caratteristica forma a coroncina visibile al microscopio, sono ben conosciuti dai ricercatori: si tratta infatti di virus molto diffusi in natura, che colpiscono sia uomini che animali e possono causare sintomi respiratori a volte anche gravi”.
Vengono “veicolati all’uomo da ospiti intermedi, che per la Mers sono stati i dromedari, per la Sars forse lo zibetto. Il contagio, anche in questo caso, sembrerebbe essere di tipo zoonotico, ovvero causato dalla trasmissione del virus da animale ad uomo, non a caso l’epicentro dell’epidemia è un mercato dove venivano venduti animali vivi selvatici. Non sappiamo ancora però quale sia stato l’animale che ha trasmesso il virus all’uomo”.
Ad oggi (21 gennaio 2020) sono stati segnalati dalle autorità cinesi quasi 300 casi totali confermati di infezione da 2019-n-CoV nella città di Wuhan: molti ancora ricoverati e sostanzialmente stabili, alcuni dei quali critici. Sei sono stati finora i decessi. Vi sono inoltre, sempre in territorio cinese, altri casi a Pechino, Schenzhen, Guandong e Shangai, tutti apparentemente collegati con la città di Wuhan. Sono stati segnalati casi di importazione (non tutti confermati) al di fuori del territorio cinese, in Thailandia, Corea, Giappone, Vietnam, Singapore e Hong Kong.
Sono stati colpiti dal contagio anche alcuni operatori sanitari, il che farebbe ipotizzare che il virus possa trasmettersi anche da uomo a uomo. D’altra parte l’assenza di link epidemiologici tra i pazienti in Giappone e Thailandia con il mercato di Wuhan, e la presenza di pazienti all’interno di un cluster familiare, “fanno propendere per la possibilità di una trasmissione inter-umana del virus con modalità ancora non note”, rileva lo Spallanzani.
Ma quanto è pericoloso questo virus? È presto per dirlo, spiegano gli esperti. Una risposta potrà essere data soltanto se e quando il quadro e i numeri dell’epidemia saranno più ampi. Il virus della Sars (Sindrome Respiratoria Acuta Grave), tra il 2002 e 2003 sparse 8mila contagi e 775 morti, mentre la Mers (Sindrome respiratoria Medio Orientale) tra il 2012 e il 2019 ha contato 2.500 casi e 858 morti, in prevalenza nella penisola arabica. Al momento si contano circa 300 casi e sei decessi di pazienti che avevano un quadro clinico complicato da altre patologie: numeri non allarmanti.
I sintomi “sono tipicamente respiratori: febbre, tosse, raffreddore, mal di gola, grave affaticamento polmonare. Al momento non esiste né un vaccino né terapie specifiche per i coronavirus. La malattia si cura come i gravi casi di influenza con terapie di supporto (antifebbrili, idratazione), ma contrariamente all’influenza non sono disponibili antivirali specifici. Nei casi più gravi ai pazienti viene praticato il supporto meccanico alla respirazione“.
Le raccomandazioni standard per ridurre l’esposizione e la trasmissione delle malattie da coronavirus comprendono il mantenimento dell’igiene di base delle mani e delle vie respiratorie, e pratiche alimentari sicure. È importante inoltre evitare il contatto ravvicinato, quando possibile, con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie, come tosse e starnuti.
Ci sono pericoli per l’Italia? “I rischi che il contagio si diffonda anche in Italia sono al momento estremamente bassi. Bisogna prendere in considerazione la possibilità di aver contratto il virus solo se si è stati nella zona interessata dall’epidemia. Secondo il centro di controllo per le malattie infettive europeo il rischio di importazione e diffusione del nuovo virus in Europa è estremamente limitato, e questo vale anche per l’Italia. La stessa agenzia però ricorda che è imminente la celebrazione del Nuovo Anno Cinese, e che quindi aumenterà lo spostamento di persone all’interno della Cina e verso l’Europa. La sanità aerea di Fiumicino ha attivato la sorveglianza sui passeggeri in arrivo col volo diretto trisettimanale Wuhan-Roma della China Southern Airlines”.
Cosa fare se si è soggiornato di recente a Wuhan? Se nei 14 giorni successivi al rientro da Wuhan si sviluppano i sintomi sopra descritti, occorre immediatamente rivolgersi ad un medico ed informarlo del viaggio, evitando il più possibile i contatti con terze persone per evitare di diffondere il contagio.
L’Italia è pronta per una eventuale emergenza? L’Inmi “è come sempre pronto a mettere in atto tutte le procedure per eventuali emergenze con la valutazione dei livelli di rischio e l’isolamento di eventuali casi sospetti. Il laboratorio di virologia è già in grado di diagnosticare il nuovo virus – spiegano gli esperti – mentre per quanto riguarda la gestione clinica dei pazienti l’Istituto dispone di posti letto ad alto isolamento per accogliere pazienti che risultassero avere avuto contratto il virus. L’Inmi dispone di personale continuamente formato su corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. L’isolamento tempestivo di eventuali casi sospetti in strutture ad elevato livello di protezione permette di ridurre il rischio per la comunità”.