“Non siamo di fronte ad un’epidemia” perché i contagi e i decessi “sono ancora pochi” e il rischio che questo nuovo virus arrivi in Italia dalla Cina “è remoto, ma i laboratori di microbiologia italiani sono pronti ad affrontare questa evenienza, perché c’è la mappa genetica di questo virus resa disponibile dal 12 gennaio“. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute è Matteo Bassetti, direttore della clinica Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e coordinatore del Gruppo vaccini del Patto trasversale per la scienza.
“Occorre però vigilare – prosegue l’infettivologo, presidente della Società italiana terapia anti-infettiva – perché come ci ricorda il caso Sars, la Cina è un Paese piuttosto riluttante quando si tratta di informazioni corrette. Dal 12 gennaio la sequenza è stata depositata nella GenBank, la banca dati pubblicamente accessibile, punto di riferimento internazionale per i dati genetici. Tutti i ricercatori del mondo hanno la possibilità di studiare la mappa genetica e di analizzarla per dare un’identità a questo nuovo virus. Così da prepararsi ad identificarlo nel caso arrivi”.
Sul fatto che oggi un team di esperti della National Health Commission cinese ha confermato che il nuovo ‘misterioso’ coronavirus si trasmette da persona a persona, Bassetti avverte che “questa notizia sposta in avanti l’attenzione ma non mi stupisce, dobbiamo essere cauti e non fare allarmismo. Sappiamo che il virus può portare una forma di malattia respiratoria e la polmonite ma non sappiamo bene le caratteristiche cliniche – evidenzia – tutto fa pensare che sia molto simile a quello che è successo nel 2003 con la Sars, ci sono infatti molte affinità”.
E’ necessario quindi alzare l’allerta sanitaria negli aeroporti sui passeggeri in arrivo dalla Cina? “E’ una misura che non serve molto – risponde Bassetti – ci sono test diagnostici che possono escludere o confermare la presenza di questo virus, non basta la misurazione della temperatura con la ‘pistola’ appena si mette piede in aeroporto: occorrono tamponi e non si possono di certo fare a tappeto. Infine il nostro servizio sanitario non è certo quello cinese – conclude – in Italia abbiamo la mortalità per polmonite più bassa del mondo”.