Il nuovo virus proveniente dalla Cina preoccupa, soprattutto perché, storicamente, dal paese asiatico sono arrivate spesso numerose ‘novità’ negative da un punto di vista delle malattie infettive. In questo caso si tratta di un nuovo tipo di coronavirus, che si è evoluto passando dagli animali agli esseri umani.
Come spiega il virologo Roberto Burioni, il virus “è diventato in grado di trasmettersi da uomo a uomo. È quindi accaduto quello che noi virologi chiamiamo “spillover”, ovvero “tracimazione”. Un virus è passato da un animale a un uomo e si è adattato all’uomo: ora è a tutti gli effetti un virus umano. Un nuovo virus umano”.
Ma quali possono essere le implicazioni? Burioni ammette che “la situazione è molto confusa. Nella migliore tradizione le autorità cinesi – che a fine 2002 ritardarono in maniera inaccettabile la diffusione di notizie sulla SARS, non consentendo una pronta risposta internazionale contro questa malattia -, si sono comportate in maniera non molto diversa. Per tre settimane hanno sostenuto che la trasmissione da uomo a uomo non avveniva e hanno tenuto fermo a 59 casi il conto dei malati”.
Ma per fortuna, o per sfortuna, come spiega il virologo “le bugie in questo campo hanno le gambe cortissime e i virus al contrario corrono molto velocemente, e i primi casi tra i sanitari e in altre nazioni (il virus è partito da un mercato di animali di Wuhan, una città cinese), si sono già verificati, smentendo i numeri e la visione troppo ottimistica delle autorità cinesi. Al momento non sappiamo né quanto il virus sia pericoloso (ovvero quanti degli infettati sviluppano sintomi gravi), e neanche quanto sia facile il contagio (anche se su questo punto i primi dati non autorizzano l’ottimismo). Non c’è da allarmarsi, ma bisogna alzare immediatamente la soglia di attenzione, perché al momento non abbiamo un vaccino (per la gioia dei cretini antivaccinisti), e neanche una cura efficace, per cui l’unico modo di combattere il virus è impedirne la diffusione”.
“Purtroppo il virus ha scelto il momento peggiore per saltare fuori: il 25 gennaio è il Capodanno Cinese, che corrisponde all’unico lungo periodo di ferie per i cinesi e viene sfruttato solitamente per viaggiare, anche all’estero. Per cui, siccome da Wuhan arrivano in Italia tre voli a settimana, io consiglierei al Ministro della Salute una grandissima attenzione agli aeroporti. Leggo sui giornali che le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro – conclude Burioni –, ma spero vivamente di sbagliarmi“.