Si è tenuta oggi nell’aula Bunker della Corte di Appello di Venezia, III Sezione Penale, la prima udienza del processo di appello del procedimento c.d. Marina Bis, conclusosi in primo grado con l’assoluzione degli imputati. Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Venezia, Antonio Mura, insieme con l’Avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e difensore di tre parti civili, famigliari di tre ex Militari deceduti per mesotelioma da esposizione ad amianto, hanno a suo tempo impugnato la sentenza del Tribunale Penale di Padova, con la quale il Giudice Chiara Ilaria Bitozzi, aveva assolto tutti gli imputati, da una parte con la formula “il fatto non sussiste”, adducendo che non si fosse raggiunta la prova in ordine alla certezza della diagnosi di mesotelioma e, per tre casi, con la formula “per non aver commesso il fatto”, ritenendo inesistente la legge scientifica del c.d. effetto acceleratore, in base alla quale ogni esposizione rileva quantomeno per l’abbreviazione dei tempi di latenza e, quindi, per l’anticipazione del decesso.
In aula, l’Avv. Ezio Bonanni, oltre a chiedere la riforma della sentenza di assoluzione – con la conseguente condanna degli imputati e del responsabile civile (Ministero della Difesa) al risarcimento dei danni – ha ribadito a gran voce l’autogol della Marina Militare che, dopo decenni di silenzi e di parziali ammissioni, ha riconosciuto che ad oggi esistono unità navali ancora in servizio che contengono amianto nei punti più disparati, dagli impianti elettrici alle caldaie, dai dormitori alle infermerie, dalle sale mensa ai magazzini.
“C’è una vera e propria epidemia di patologie asbesto correlate che richiedono urgente bonifica, sorveglianza sanitaria e soprattutto il riconoscimento dei diritti risarcitori in favore delle vittime“, dichiara il legale, componente tra l’altro della Commissione Amianto presso il Ministero dell’Ambiente. L’utilizzo di amianto in Marina Militare, nelle unità navali e negli arsenali, ha provocato non meno di 570 mesoteliomi, che costituiscono la punta dell’iceberg delle patologie asbesto correlate (tra le quali ricomprendere il tumore del polmone, della laringe, degli altri organi del tratto gastrointestinale, oltre che di placche pleuriche e di asbestosi). In tutto, alla Procura di Padova sono stati segnalati 1101 casi di patologie asbesto correlate (dati confermati anche nella relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta). L’auspicio è che i responsabili di migliaia di decessi causati dall’esposizione ad amianto vengano condannati. La Corte di Appello ha disposto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, mediante la nomina di due periti, con rinvio al prossimo 20 aprile 2020.