L’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, basandosi sui dati raccolti dall’Agenzia Spaziale Europea tra il 2003 e 2017, ha rilevato che il permafrost è sempre più caldo e si sta assottigliando sempre più: il terreno dove il suolo è perennemente ghiacciato nell’Artico ha raggiunto temperature molto alte rispetto agli anni ’80, e si teme che, a seguito dello scioglimento, si possano liberare ingenti quantità di gas serra nei prossimi decenni, aggravando gli effetti dei cambiamenti climatici.
Vicino l’Artico e nelle zone boreali il permafrost contiene il doppio di carbonio presente nell’atmosfera e, quando si scioglie, rilascia metano e anidride carbonica.
I dati raccolti dai sensori satellitari del progetto Climate Change Initiative dell’ESA, combinati con le osservazioni condotte sul posto, hanno consentito di ottenere una visione complessiva della situazione. “Le mappe mostrano una chiara variabilità nell’estensione del permafrost, soprattutto nell’America settentrionale e nell’Europa e Asia del nord“, ha spiegato Annett Bartsch, responsabile scientifico del progetto ESA.
“Il ruolo del permafrost è sottostimato nel cambiamento climatico – ha affermato il direttore dei programmi di osservazione terrestre dell’ESA, Josef Aschbacher – Per questo motivo l’ESA e la NASA hanno lanciato lo scorso dicembre un’iniziativa congiunta per chiedere ai ricercatori americani ed europei di studiare il suo impatto e quello di altre regioni artiche sulle emissioni globali di metano“.