L’Africa “rischia di diventare un possibile, nuovo focolaio dell’epidemia. Il problema non è l’Egitto, che ha le capacità e i mezzi diagnostici necessari, e infatti ha rapidamente identificato il caso, ma la vera Africa, quella centro-equatoriale, dove la Cina ha grossissimi interessi economici e i cinesi che viaggiano e lavorano sono milioni. Si rischia un possibile, nuovo focolaio dell’epidemia”.
Lo evidenzia Giorgio Palù, professore ordinario di Microbiologia e virologia all’università di Padova ed ex presidente della Società europea e italiana di virologia, dopo la conferma del primo caso di Covid-19 in Egitto. Tre, secondo l’esperto, gli scenari che si possono delineare.
“Una possibilità è che i cinesi – spiega all’Adnkronos Salute – riescano, con le misure di contenimento messe in atto, a limitare la diffusione dell’epidemia fino a metterla sotto controllo; l’altra possibilità è che il virus, in questo momento in espansione, si estingua naturalmente, come è successo con la Sars”.
Uno scenario, questo, che non si può escludere, ma a cui il virologo non crede molto, perché questo coronavirus è “diverso da quello responsabile della Sars, ha maggiore facilità nel riconoscere e attaccarsi alle cellule umane. Infatti, i numeri dell’epidemia di Covid-19 sono decisamente più alti di quelli della Sars”. Infine, il terzo scenario, quello “peggiore. E’ probabile che il virus identificato in Cina a fine 2019, continui a diffondersi e diventi endemico, come gli altri 4 coronavirus umani in circolazione e il virus dell’influenza. Insomma, il serbatoio diventa l’uomo. E non è una buona notizia – avverte – perché in questo caso il virus non causa un banale raffreddore o un’influenza, ma una malattia ben più grave come la polmonite essudativa interstiziale”.