Coronavirus, i medici di Codogno: “Fateci lavorare”

"Siamo preoccupati per i nostri colleghi che sono chiusi nell'ospedale di Codogno (Lodi), vorremmo lavorare e dargli una mano, come volontari, ma molti di noi devono stare in quarantena"
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Siamo preoccupati per i nostri colleghi che sono chiusi nell’ospedale di Codogno (Lodi), vorremmo lavorare e dargli una mano, come volontari, ma molti di noi devono stare in quarantena”. Lo ha detto all’ANSA una dottoressa che abita a Codogno, che manifesta il senso di impotenza dello stop precauzionale forzato ma soprattutto l’altissimo senso del dovere dei medici territoriali nella zona rossa. “Abbiamo chiesto di farci almeno operare da casa nel triage telefonico, per alleggerire le centrali”.

I medici territoriali sono molto preoccupati per i colleghi che lavorano dentro l’ospedale dove si e’ verificato il focolaio e che si trova al centro di polemiche politiche. “Sono stanchi e disgustati dalle critiche – racconta all’ANSA un sindacalista – e terrorizzati dall’idea di parlare, perfino con noi, hanno tutti staccato i cellulari. Ad un certo punto era partita anche la richiesta di reclutare volontari, pero’ era complicato, si è soprasseduto”.

“Io ho lavorato fino a qualche giorno fa sul territorio – racconta la dottoressa – poi però mi è stato imposto lo stop e ora sono a casa. Io e gli altri miei colleghi vorremmo dare una mano, anche perche’ i pochi medici di base rimasti sono allo stremo, e a breve tutti dovranno rimanere in quarantena perche’ hanno visitato diversi parenti con febbre e influenza o polmoniti atipiche, e’ probabile che qualcuno fosse infettato. Ad ora non ci stanno facendo fare esami, pero’ a breve credo che arrivera’ l’ordine di far fare i tamponi anche per noi. Pero’ non ci rassegniamo – conclude – Abbiamo proposto all’azienda sanitaria di poter dare una mano da casa, aiutando nel triage telefonico, basta un cellulare aziendale”.

Diciotto carabinieri della Compagnia di Codogno, secondo quanto si è appreso, sono in isolamento domiciliare, in via precauzionale, dopo aver partecipato a una riunione conviviale con un loro collega in congedo, risultato positivo al virus. L’incontro tra colleghi era avvenuto lo scorso 17 febbraio e si era svolto in caserma. Non appena venuti a conoscenza della positività del carabiniere pensionato, i colleghi hanno segnalato il caso alle autorita’ competenti che ne hanno disposto l’isolamento.

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