Coronavirus, Oms alza livello di allarme mondiale: “focolaio Italia sta aggravando epidemia”. Task force per il vaccino: “giorni emozionanti per la scienza”
Emergenza Coronavirus, gli ultimi aggiornamenti dall'Italia e dal mondo
“Seguiamo costantemente con i nostri epidemiologi lo sviluppo di questa epidemia e abbiamo ora modificato la nostra valutazione del rischio di diffusione e di impatto di Covid-19 da alto a molto alto a livello globale“. Lo ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra sul Coronavirus. Finora il rischio era molto alto solo in Cina. “Da ieri, 5 Paesi hanno riportato i loro primi casi di Covid-19. Tutti questi casi hanno legami con l’Italia” ha aggiunto, confermando come l’epidemia si stia diffondendo in tutto il mondo dal focolaio della pianura Padana. “Sono 24 i casi che sono stati esportati dall’Italia in 14 Paesi, e 97 casi sono stati esportati dall’Iran in 11 Paesi“, ha specificato Ghebreyesus.
Nelle ultime 24 ore in Cina sono stati registrati 329 nuovi contagi da Coronavirus, il minimo da oltre un mese. In totale in Cina sono stati riportati 78.959 contati, comprese 2.791 vittime. Fuori dalla Cina i casi sono in totale 4.351 in 49 Paesi, con 67 vittime confermate. “I nostri epidemiologi stanno monitorando continuamente gli sviluppi e abbiamo aumentato la valutazione del rischio di diffusione del contagio e il rischio di impatto del Covid-19 a livello globale e’ molto alto“, ha detto Ghebreyesus sottolineando che “il continuo aumento di contagi e del numero di Paesi coinvolti in pochi giorni è chiaramente motivo di preoccupazione“. Tuttavia, come già ribadito più volte dall’Oms, “c’è ancora possibilita’ di contenere il Coronavirus se saranno varate misure aggressive, anche per rilevare in modo tempestivo i contagi, isolarli e identificare la rete di contatti“.
“Ciò che vediamo al momento sono epidemie collegate di Covid-19 in diversi Paesi, ma la maggior parte dei casi può ancora essere ricondotta a contatti noti o a specifici cluster. Non vediamo ancora prove che il virus si stia diffondendo liberamente nelle comunità” ha detto ancora Ghebreyesus. “Finché la situazione rimane questa – ha aggiunto – abbiamo ancora la possibilità di contenere questo Coronavirus, se vengono intraprese azioni efficaci per rilevare precocemente i casi, isolare e curare i pazienti e tracciare i loro contatti. La chiave per contenere questo Coronavirus è rompere le catene di trasmissione“.
“Sta progredendo il lavoro su vaccini e terapie. Più di 20 vaccini sono in via di sviluppo a livello globale, e diverse terapie sono in fase di sperimentazione clinica. Prevediamo i primi risultati tra qualche settimana” ha detto il direttore Ghebreyesus, durante il briefing odierno sul Coronavirus.”Non abbiamo bisogno però – ha aggiunto – di aspettare vaccini e terapie. Ci sono cose che ogni individuo può fare per proteggere se stesso e gli altri oggi. Il rischio dipende da dove vivi, dalla tua età e dalla salute generale. L’Oms può fornire una guida generale. Dovreste anche seguire la vostra guida nazionale e consultare i vostri professionisti sanitari locali“.
Coronavirus, lo scienziato di Milano: “sono giorni emozionanti per la ricerca”
“Siamo riusciti a isolare il nuovo coronavirus da pazienti lombardi provenienti dalla zona del Lodigiano“, epicentro dei contagi nella regione. Un traguardo raggiunto anche grazie a “giovani ricercatrici” precarie “che lavorano giorno e notte, e che hanno lavorato anche sabato e domenica senza sosta“. A parlare all’AdnKronos Salute è Gianguglielmo Zehender, professore di Igiene generale applicata dell’università Statale di Milano, fra gli scienziati che hanno contribuito all’isolamento meneghino di Sars-CoV-2.
“Ovviamente ora la nostra intenzione è di studiare e caratterizzare il genoma di questo virus che sta girando in modo autoctono nel nostro Paese, pur essendo sempre di origine cinese. Cosa che stiamo facendo in questi giorni“, così “emozionanti per la ricerca“. Zehender, che è anche primo autore dello studio ‘tricolore’ che ha ricostruito i primi mesi dell’epidemia nel gigante asiatico, ci tiene a “fare i nomi di queste persone: Alessia Lai, Annalisa Bergna, Arianna Gabrieli. Assieme a Maciej Tarkowski, collega che viene dalla Polonia e lavora con noi ormai da diverso tempo“.
Il lavoro di ricostruzione della storia dell’infezione e del virus circolato in Italia sarà sempre più completo “quando avremo caratterizzato un numero sufficiente di genomi virali. Sono studi che si devono fare tutti insieme, in collaborazione. Noi abbiamo bisogno di altri, la sinergia è importante“. Per quanto riguarda il versante lombardo dell’epidemia, “i campioni ci sono in quantità e verranno analizzati“. Intanto l’isolamento del virus è stato realizzato sui “campioni dei primi 3-4 pazienti di Codogno. Sono i primi e ce ne saranno degli altri. Intanto vorremmo caratterizzare questi per cominciare a capire qualcosa di più“, dice Zehender.
Il gruppo si è messo al lavoro fin da subito, racconta lo scienziato, “già venerdì era partita la macchina della ricerca. Da allora non ci siamo più fermati. Ci siamo attrezzati per gli isolamenti e, tra preparativi e avvio delle colture, non è stato facilissimo. Ora continueremo con lo stesso impegno. E’ tutto molto entusiasmante. E mi ha fatto piacere la reazione dei colleghi e anche degli studenti, dai quali ho avuto riscontri molto importanti. E’ un momento emozionante“. Per la ricerca italiana “è un buon traguardo: non è il primo isolamento che facciamo – puntualizza Zehender – c’è stato anche quello dello Spallanzani di Roma. Ma è importante avere il ceppo autoctono del nuovo coronavirus, da un punto di vista epidemiologico certamente. E diventa importante anche nello studio di un eventuale vaccino. Avere a disposizione il virus significa poterlo studiare attentamente anche ai fini della messa a punto di test per la ricerca degli anticorpi sempre più mirati, di cui si sente la mancanza. Poter contribuire è importante. E la disponibilità di un virus permette di studiare anche gli effetti di diversi farmaci in vitro e studiare eventuali nuovi approcci“.
Coronavirus: “adesso abbiamo un modello per capire l’epidemia in Italia”
Quelli diffusi sono dati preliminari. Il lavoro che abbiamo fatto finora è stato sulle sequenze virali cinesi del nuovo coronavirus che ci hanno dato informazioni importanti sull’origine del virus e sull’inizio della sua trasmissione, risultata antecedente rispetto alla descrizione dei primi casi. Lo studio è un modello che potrà essere utile anche per le ricerche che verranno fatte sul versante italiano della Covid-19. “Tutte queste informazioni saranno importanti e d’aiuto anche per gli epidemiologi che sono impegnati a capire meglio l’origine dell’epidemia italiana” ha aggiunto il professor Zehender.
Originariamente, sottolinea lo scienziato, “il virus si diffondeva meno efficacemente. A un certo punto le cose sono cambiate. Il nostro studio ci suggerisce un’ipotesi su come e perché la trasmissione sia diventata più efficiente: essendo un virus arrivato da un serbatoio animale, nei primi mesi prevaleva questa trasmissione animale-uomo, mentre a dicembre probabilmente si sono innescate modalità più efficaci come quella respiratoria e quindi uomo-uomo. Da qui la comparsa dei primi casi clinici più evidenti. Questa è un po’ la ricostruzione che abbiamo fatto“.
“In Cina c’è stata una situazione molto diversificata rispetto all’Italia – ragiona Zehender – Probabilmente era emerso da un serbatoio animale un virus che ha iniziato a circolare in qualche modo tra la popolazione. Qui in Italia sarà arrivato qualcosa direttamente dalla Cina con soggetti, non necessariamente di nazionalità cinese, che si sono esposti là. E’ un virus che proviene di fatto dalla Cina e che lì si è generato. Le tecniche che abbiamo adottato finora sono le stesse che adesso verranno impiegate negli studi sul virus circolato in Italia“.
Sulla base della variabilità dei geni del virus, osserva lo scienziato, “si può cercare di ricavare informazioni importanti per costruire un’ipotesi e verificarla sul campo“. Lo studio sulle sequenze virali cinesi “ci ha dato informazioni importanti su come la trasmissibilità del virus è cambiata ed è diventata più efficiente a dicembre, rispetto a come si diffondeva originariamente“.
Sicuramente, evidenzia il ricercatore, “uno degli scopi di questo tipo di studi è capire anche quanto è variabile un virus“, capire se è stabile o se muta e con che velocità. “In particolare di questo virus sappiamo molto poco, tutti quanti possiamo solo imparare studiandolo – sottolinea Zehender – La ricerca ci ha permesso di fare una stima della variabilità genetica e abbiamo trovato che il nuovo coronavirus è variabile, ma come lo sono in gran parte i virus” di questo tipo, cioè quelli “con acido nucleico di tipo Rna. Sono virus più variabili rispetto a quelli con genoma a Dna. Il nuovo coronavirus si allinea su tassi che conosciamo“. Il lato positivo? “Quantomeno – conclude – rassicura il fatto che abbiamo strumenti che ci consentono, a distanza di un mese di ricerche, di poter ricostruire la storia di un’infezione emergente“.
Coronavirus, crollano i prezzi di petrolio e metalli rifugio: il palladio giù del 10%
Con il crollo dei mercati, sui timori di una diffusione globale del Coronavirus con effetti recessivi sull’economia, vanno a picco tutte le principali commodity a partire dal petrolio, che sta per chiudere la peggiore settimana dal 2011, aumentando cosi’ le pressioni sull’Opec per un taglio della produzione. Il Wti consegna aprile, infatti, sta cedendo il 5,1% a 44,7 dollari: da lunedi’ ad oggi ha perso quasi il 15%. Forti vendite anche su tutte le altre materie prime, a partire dall’oro (considerato peraltro tradizionalmente un bene rifugio), giu’ dell’1,93% a 1.610 dollari l’oncia, per arrivare all’argento, in calo del 5,6% a 16,75 dollari l’oncia. Crolla anche il palladio, considerato il metallo piu’ prezioso del mondo per la sua scarsita’ e gli importanti usi industriali, che lascia sul terreno oltre il 10% a 2.538 dollari l’oncia.