In Italia, come al solito, la mentalità provincialotta dilaga, anche in materia di Coronavirus. In questo momento vediamo due schieramenti contrapposti: da una parte gli allarmisti eccessivi che mettono la famiglia in quarantena anche se abitano ad Enna (giusto per dirne una dove non ci sono casi confermati), dall’altra i soliti ‘so-tutto-io’ e ‘sono-più-intelligente-della-media’ che insultano quelli giustamente preoccupati. Ma non basta. Perché in Italia le cose fatte male dobbiamo farle diventare pessime fino in fondo. Ed ecco che stiamo assistendo in questi giorni ad un fenomeno che sarebbe meraviglioso se non fosse drammaticamente sbagliato e pericoloso: il Sud si sta ripopolando. Docenti, studenti, personale Ata e altre figure professionali che lavorano nel Nord Italia, ma sono originarie del Sud, stanno tornando al paesello.
Immaginiamo questo scenario: se il Sud Italia, con la sanità che si ritrova, dovesse far fronte a centinaia di infetti in ogni regione ce la farebbe? La risposta è già nella domanda, perché conosciamo i nostri polli, come si suol dire. Abbiamo medici esperti, ma carenza di personale, di strutture e infrastrutture, di mezzi diagnostici efficaci e presenti in ogni nosocomio, di posti letto e di farmaci. Non è una descrizione catastrofista, questa, è la pura e semplice realtà dei fatti ed era tale molto prima che arrivasse il Coronavirus. In regioni dove già si fa fatica a far fronte alle normali esigenze dei pazienti, figuriamoci cosa potrebbe succedere in casi di emergenza.
Ma non finisce qui. Perché i rientri al paesello comportano anche un altro grave rischio: per tornare, a meno che non ci si teletrasporti, bisogna viaggiare. Come viaggiano le persone provenienti da quella che è stata definita la zona rossa e da tutte quelle a rischio perché limitrofe e ben collegate alla suddetta? Isolati? Con mascherine efficaci? In auto da sole? Ovviamente no: hanno fretta di tornare e molti tornano in aereo, qualcuno in autobus o in treno. E negli aeroporti non trovano di certo delle task force pronte a controllarli: basta vedere la mancanza di controlli all’aeroporto di Lamezia Terme per rendersene conto. Un’assurdità che mette in pericolo se stessi e gli altri. In Basilicata la regione ha deciso di mettere in quarantena tutti coloro che arrivano dalla province con casi di Coronavirus conclamati. Dovrebbero farlo tutte le regioni del Sud, ma a quanto pare tutto tace, forse perché ‘pare brutto’. In Calabria Iole Santelli ha chiesto a chi torna di auto denunciarsi per essere quanto meno sottoposto a controlli a posteriori. Lo faranno? Chissà.
Mentre qua da noi come al solito ognuno fa ciò che vuole infischiandosene delle direttive, delle leggi e del buon senso l’Austria ha bloccato i trasporti da e per l’Italia. E ha fatto bene, perché di noialtri c’è poco da fidarsi, e il fatto che siamo al terzo posto nel mondo e primi in Europa per numero di casi ne è la prova: non sappiamo cosa sia la responsabilità collettiva e sociale. Ognuno crede di mettere al sicuro la propria pelle e invece sta mettendo in pericolo sé stesso e gli altri.