“A logica, l’infezione di Coronavirus potrebbe non essere partita da Codogno“. Lo ha detto il professor Mario Clerici, a capo del dipartimento di Immunologia dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano, commentando la notizia di un artista del Coro della Scala che si è sentito male il 12 febbraio scorso dopo una recita del Trovatore ed è in malattia dal giorno successivo. Dopo essersi sottoposto ai test, il corista che abita in provincia di Bergamo – provincia che ha registrato 20 casi e tre pazienti morti – è risultato positivo al Coronavirus. L’artista fortunatamente ha contratto il virus in forma lieve ed è guarito dopo aver passato un periodo in quarantena domiciliare.
“Per il momento non è stato possibile ancora individuare il paziente zero – ha spiegato il professor Clerici – anche perchè a Codogno la diagnosi è stata fatta qualche giorno dopo” rispetto al momento in cui il paziente uno, il manager 38enne, è stato ricoverato in rianimazione nell’ospedale locale. La sua degenza è iniziata il 20 febbraio, ma il 38enne si era già presentato in pronto soccorso il 18 febbraio e aveva firmato per uscire. Il malessere dell’artista del teatro del Piermarini, però, si è manifestato almeno una settimana prima. “Certezze non ne abbiamo – ha spiegato ancora il professor Clerici . Ma non è escluso che proprio il corista possa essere il paziente zero. Lo si potrebbe attestare solamente se risultassero positive alcune varianti virali comuni anche al paziente uno o se addirittura risultassero antecedenti”. Non è necessario, per il professore, che l’artista e il manager 38enne si conoscessero e si frequentassero, ma “sarebbe bastato che si fossero incontrati per caso, magari in un bar“.
Così mentre il sindaco Beppe Sala lancia lo spot #Milanononsiferma e prevede l’apertura a breve di scuole e musei, il Teatro alla Scala è in quarantena. La direzione ha disposto la sospensione cautelativa di tutte le attività fino a domenica 1° marzo. Dalle 20 di mercoledì sera alla Scala sono state annullate tutte le attività, dall’orchestra al ballo, i laboratori, le manutenzioni del palcoscenico e l’amministrazione. Lavorerà solo chi può farlo in smart working. Il Teatro ha chiesto a tutti i lavoratori ‘entrati in contatto’ con il corista infetto’ che abbiano manifestato sintomi sospetti’ di mettersi in contatto con l’infermeria al numero 0288792444. Non tutti dovranno sottoporsi al tampone, solo chi accusa i segnali noti del nuovo virus, simili a quelli di una comune influenza (ma con complicazioni nel caso di anzianità e patologie pregresse): tosse, febbre e raffreddore.
In una circolare viene comunque precisato che “indipendentemente dai contatti con il collega, chiunque mostrasse sintomi influenzali o respiratori acuti è tenuto a consultare il proprio medico di medicina generale e darne comunicazione alla Direzione del personale”. A Milano teatri, cinema e aree concerto sono chiusi da lunedì, a seguito dell’ordinanza firmata dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana, di concerto con il ministro della Salute, Roberto Speranza, valida per sette giorni, prorogabili a quattordici, in tutto il territorio regionale. Inizialmente anche i bar dovevano chiudere dalle 18 alle 6, ma i titolari sono riusciti ad ottenere un ‘dietrofront’ e possono restare aperti anche di sera “purchè sia rispettato il vincolo del numero massimo di coperti previsto dall’esercizio”. Anche a fronte di questo cambiamento rispetto al documento iniziale, che prevede “la sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura”, con un lungo appello diffuso sui social il mondo del commercio, della cultura e dello spettacolo milanese ha chiesto al sindaco “di far presente a Regione Lombardia e al ministro della Salute l’importanza di stabilire regole chiare e ponderate per tutti gli operatori senza discriminazioni in un settore articolato come il nostro”. Su Facebook Sala ha pubblicato lo spot ideato dall’agenzia Brainpull per conto di oltre 100 brand della ristorazione italiana, che ha per protagonista la città di Milano. “Ogni giorno facciamo miracoli, ogni giorno abbiamo ritmi impensabili, ogni giorno portiamo a casa risultati importanti perché ogni giorno non abbiamo paura“, si legge nelle grafiche che accompagnano il filmato, molto popolare in rete.
Gallera: “A Milano non c’è un focolaio”
“Oggi, tolti Lodi, Cremona e in parte Pavia che fanno riferimento a quel focolaio, con persone diverse ma che hanno grossi contatti, e ad Alzano Lombardo, nella bergamasca, abbiamo pochi casi che sono evidentemente un contatto ma non abbiamo una molteplicità di casi tutti connessi tra di loro. Stiamo lavorando nell’isolamento di tutti i contatti diretti. A Milano non c’è un tema di un piccolo focolaio o di una realtà in espansione. Non c’è una peculiarità milanese“. Così l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, in conferenza stampa a Palazzo Lombardia, a Milano, sull’emergenza Coronavirus, rispondendo a una domanda sulla situazione milanese.
“Ho parlato con la Fabbrica del Duomo, per aprire in maniera contingentata una parte del Duomo ai turisti. Le nostre ordinanze prevedono l’inibizione delle messe non l’apertura delle chiese. Il Duomo e’ una chiesa particolare, viene riaperta gestendo i turisti pochi alla volta, con ingressi scaglionati, e solo con biglietterie online”, ha aggiunto Gallera.