Coronavirus, le vittime hanno oltre 60 anni ma il medico cinese è morto a 34. L’esperto: “Dipende da come ognuno è attrezzato geneticamente”

"La reazione individuale alle infezioni è completamente differente per ognuno di noi, quando la patologia ha la meglio sul paziente vuol dire che la risposta immunitaria è stata o insufficiente o eccessiva"
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Il decorso peggiore della malattia causata dal nuovo coronavirus riguarda gli over 60 con patologie croniche, stando ad uno studio pubblicato su Lancet e a un report messo a punto dagli esperti cinesi su altri 450 casi. Eppure si sono registrate vittime tra persone più giovani e casi di contagio anche nei bambini. Il caso più noto è quello di Li Wenliang, l’oftalmologo per primo aveva lanciato l’allarme, rimasto inascoltato e per il quale era anche stato ripreso dalle autorità, da un ospedale di Wuhan, “epicentro” dell’epidemia, dove lavorava. Wenliang ha contratto il temibile coronavirus ed è morto a soli 34 anni. Poi c’è la notizia di un bambino contagiato in Germania e quella recentissima di un bambino in Francia, per non parlare della nascita da madre infetta di un bambino il 2 febbraio scorso, risultato positivo al virus.

Ognuno di noi risponde all’infezione in modo diverso, a seconda di come è attrezzato immunitariamente, geneticamente“, dichiara l’infettivologo Massimo Galli dell’Università di Milano-Ospedale Sacco. “La reazione individuale alle infezioni è completamente differente per ognuno di noi, quando la patologia ha la meglio sul paziente vuol dire che la risposta immunitaria è stata o insufficiente o eccessiva. I sintomi sono assolutamente identici a quelli dell’influenza, il virus 2019-nCov inizialmente non è riconoscibile e si palesa come banale e mite anche quando successivamente può svilupparsi in patologia importante e grave. La gravità varia da persona a persona e il decorso, stando ai primi studi pubblicati, può essere diverso. Sui 99 casi di cui parla Lancet, il 17% ha sviluppato una polmonite grave, l’8% ha avuto una seria insufficienza respiratoria, l’82% la tosse“. In merito al tampone faringeo, aggiunge: “Qualora il tampone risulti positivo si procede al ricovero nei centri deputati: il paziente viene trasportato con misure idonee in una struttura idonea. I pazienti vengono trattati con terapia supportiva. Questo significa con respirazione assistita se necessario, idratazione e mantenimento dell’equilibrio elettrolitico se necessario. Gli antibiotici sono inutili, perché curano solo la polmonite batterica e il nuovo coronavirus, appunto, è un virus. Per il momento non ci sono altri farmaci da usare”.

Febbre e congiuntivite sono i sintomi più comuni

Febbre e congiuntivite sono i sintomi più comuni dell’infezione da Coronavirus 2019-nCoV, mentre sintomi tipici delle malattie respiratorie, come raffreddore e tosse possono comparire in un secondo momento: è quanto emerge dalla prima pubblicazione che descrive in modo sistematico il modo in cui si manifesta l’infezione, pubblicata sul Journal of the American Medical Association (Jama). La ricerca è stata coordinata dall’Università di Wuhan, città “epicentro” dell’epidemia, ed è stata condotta su 138 pazienti ricoverati nell’ospedale Zhongnan.

È il primo studio comprensivo che descrive in dettaglio i sintomi”, ha spiegato  Andrea Crisanti, ordinario di Malattie infettive dell’Università di Padova. “La congiuntivite e l’arrossamento degli occhi è una manifestazione collaterale, ma abbastanza comune“. Secondo la ricerca pubblicata su Jama, la febbre è il sintomo più comune, rilevato in 136 dei 138 pazienti analizzati, pari al 98,6%; il senso di affaticamento è stato rilevato in 96 pazienti (69,6%). Meno frequente la tosse secca, presente in 82 pazienti (59,4%), seguita da dolori muscolari (48 pazienti, pari al 34,8%) e affanno (43 pazienti, pari al 31,2%). Molto meno frequenti sono invece mal di testa, capogiro, dolori addominali, diarrea, nausea e vomito. “I dati suggeriscono che è avvenuta una rapida trasmissione dell’infezione da uomo a uomo“, osservano gli autori della ricerca, dalla quale emerge che il tasso di trasmissione è pari a 2,2, vale a dire che ogni persona con l’infezione da Coronavirus può contagiarne altre due.

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