“Nell’era della medicina di precisione deve cambiare il paradigma della cura e della prevenzione: i trattamenti per tutti dovranno progressivamente sparire, per lasciare spazio a interventi specifici per chi ne ha davvero bisogno”, evitando così terapie inutili e razionalizzando l’impiego delle risorse in sanità. Lo evidenzia Elena Tremoli, direttore scientifico del Centro cardiologico Monzino di Milano, capofila di un progetto di ricerca lombardo finanziato con 4,7 milioni di euro, che coinvolgerà altre 4 strutture fra Milano e Pavia e potrebbe permettere di prevedere con un esame del sangue un futuro infarto in pazienti senza sintomi.
“La Regione ha apprezzato questo approccio innovativo – sottolinea la specialista – tanto che il nostro progetto si è classificato per primo nel quadro del bando biennale per le scienze omiche applicate a malattie complesse”. Fra le conoscenze alla base del programma, chiamato ‘Interstrat-Cad’ e sostenuto dalla Fondazione regionale per la ricerca biometica (Frrc), ci sono “molti studi” secondo cui “statisticamente – precisa Daniele Andreini, responsabile Uo Radiologia e Tac cardiovascolare del Monzino – un paziente su cinque in cui la Tac coronarica evidenzi la presenza di placche aterosclerotiche a uno stadio precoce di sviluppo, nel medio periodo va incontro a un evento cardiologico grave.
Ma oggi non abbiamo gli strumenti per sapere chi sarà quell’uno che si ammalerà. Il nuovo studio ci fornirà questi strumenti, e dunque la concreta possibilità di evitare trattamenti non necessari, concentrandoci su soggetti a rischio certo di malattia”.