Europlanet Society, organizzazione che promuove lo sviluppo delle scienze planetarie in Europa, ha lanciato un progetto da 10 milioni di euro, l’Europlanet 2024 Research Infrastructure (RI), per garantire l’accesso alla più grande collezione al mondo di strutture per simulazioni e analisi planetarie, nonché una rete globale di piccoli telescopi, servizi dati e supporto alla comunità scientifica impegnata in questi ambiti. Europlanet 2024 RI mira ad ampliare la partecipazione alle scienze planetarie e fornisce l’infrastruttura per le principali sfide scientifiche e tecnologiche che la comunità di ricerca planetaria deve affrontare. Il progetto è finanziato attraverso il programma Horizon 2020 della Commissione Europea (Grant Agreement No 871149) e durerà quattro anni: da febbraio 2020 fino a gennaio 2024.
L’INAF partecipa attivamente a questo progetto con i suoi ricercatori, distribuiti su diverse sedi, e in collaborazione con altri enti italiani di eccellenza, come le Università di Padova, di Chieti-Pescara e di Bologna. Nel progetto Europlanet 2024, INAF gestisce uno dei tre centri europei per servizi di dati. Tra le attività a cui parteciperà il team INAF, ci saranno GMAP, un portale di mappatura geologica per ampliare i servizi di accesso virtuale ai dati planetari e SPIDER, un sistema che permetterà di prevedere le interazioni del vento solare con le atmosfere planetarie e, in caso di situazioni a rischio, allertare scienziati, agenzie spaziali e industrie. Ma anche l’applicazione delle più moderne tecniche di machine learning nell’uso dell’intelligenza artificiale per lo studio di dati e immagini di pianeti diversi dalla Terra. Infine, INAF partecipa alle attività di didattica e divulgazione organizzate sia per la formazione e l’allargamento della comunità scientifica, sia per avvicinare la planetologia al vasto pubblico. Ne è un esempio il monitor sferico a basso costo “Pianeti in una Stanza”, inizialmente sviluppato con fondi Europlanet e che verrà distribuito in un gran numero di scuole europee per le prossime tappe del progetto.
La comunità scientifica europea coinvolta nella Europlanet Society è organizzata in dieci Hub, ovvero uffici regionali che coordineranno la partecipazione alle varie attività e l’accesso alle opportunità. “Siamo molto felici e questa nuova sfida targata Europlanet ci permetterà di allargare ancora di più i nostri orizzonti, estendendo le nostre collaborazioni ben oltre l’Europa, anche in Africa e Asia” spiega Maria Cristina De Sanctis, coordinatrice dell’Hub italiano di Europlanet, ospitato dall’INAF. “Riteniamo estremamente utile poter coinvolgere maggiormente i nostri partner industriali che, grazie alla struttura capillare in uffici regionali dell’Europlanet Society, potranno partecipare più direttamente alla vita e alle iniziative nella nostra comunità scientifica. E infine, siamo felici di poter gestire in modo più europeo e coordinato la crescente visibilità che la planetologia ha oggi sul vasto pubblico, con argomenti mediatici come l’esplorazione di Marte o la ricerca di esopianeti”.
Il progetto Europlanet 2024 metterà a disposizione dei ricercatori un accesso transnazionale gratuito a 24 laboratori in Europa e cinque siti dislocati su scala globale, tra cui uno in Africa e uno al Circolo Polare Artico, per condurre progetti di ricerca. Questi siti sono degli analoghi terrestri di ambienti planetari, tra cui quelli ghiacciati delle lune di Giove Europa e Ganimede, regioni geotermicamente attive di Venere e di come era in passato Marte, ma anche cavità laviche nelle rocce lunari o marziane che potrebbero ospitare insediamenti umani nel prossimo futuro.
In undici laboratori invece verranno messe a disposizione camere e strumenti per simulazioni di ambienti extraterrestri, dalle superfici caldissime di Mercurio e Venere all’atmosfera rarefatta di Marte, con le sue tempeste di sabbia, fino alle temperature freddissime di Urano e Nettuno. Altri 13 laboratori saranno utilizzati per studiare la composizione di campioni planetari con grande precisione e con l’uso di tecniche non distruttive, anche per individuare specie microbiche scoperte in ambienti ostili sulla Terra.