Nel 1918 si diffuse un virus influenzale che causò una pandemia passata alla storia come “l’influenza spagnola”. Durò circa 15 mesi, ma ad oggi si può considerare come l’epidemia più mortale della storia umana: uccise un numero di persone che oscilla tra i 50 milioni e i 100 milioni in tutto il mondo, ovvero molte di più rispetto ai morti causati dai due conflitti mondiali messi assieme. Ma cosa accomuna questa pandemia con l’epidemia che stiamo vivendo in questo momento? Innanzitutto il fatto che inizialmente l’allarme non venne dato come si sarebbe dovuto, o meglio, data la bassa mortalità, non si fece caso all’enorme numero di persone infette. La flotta principale della Royal Navy britannica durante la prima guerra mondiale, ad esempio, ovvero la Grand Fleet, fece registrare tra maggio e giugno il ricovero di 10.313 marinai, dei quali ne morirono solo 4. Un mese prima la stessa influenza aveva colpito i due eserciti in guerra in Francia, ma venne etichettata come semplice “febbre di tre giorni”.
L’attenzione sull’influenza in questione, che si diffondeva a macchia d’olio, arrivò solo quando, giungendo in Spagna, colpì anche il re. La stampa spagnola vi dedicò articoli e interviste approfondite, anche perché si trattava di uno dei pochi paesi non in guerra, e fu proprio per questo che venne denominata “influenza spagnola”. Nel 1927 alcuni ricercatori scrissero: “In molte parti del mondo la prima ondata o era così debole da dare sintomi lievi o era quasi asintomatica … ed era ovunque di una forma lieve“, per questo dunque non fu presa seriamente in considerazione fin da subito. Fu un errore che costò caro. Eppure i campanelli d’allarme c’erano, primo fra tutti il fatto che spesso anche giovani adulti sani morivano a causa del virus. I vari focolai, sparsi e presi singolarmente, sembravano lievi e addirittura alcuni decessi della prima ondata furono diagnosticati come casi di meningite. A Chicago un patologo, dopo aver trovato il tessuto polmonare pieno di un liquido pesante e “di emorragie”, chiese ad un altro esperto se secondo lui si trattasse di “una nuova malattia”.
Nel mese di luglio – come scrive il consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità John M. Barry in un articolo pubblicato nel novembre 2017 sullo Smithsonian Magazine – l’influenza sembrava essere debellata. Come si legge su un bollettino medico dell’esercito americano, “l’epidemia sta per concludersi […] ed è stata di tipo benigno”. Altre riviste riportavano la notizia che l’epidemia era scomparsa. Ma in realtà così non era. Nel mese di agosto l’influenza riapparve in Svizzera e fu così violenta che un ufficiale dell’intelligence della Marina degli Stati Uniti scriveva “che la malattia ora epidemica in tutta la Svizzera è quella che è comunemente nota come la peste nera“.
Era dunque iniziata la seconda ondata di influenza, quella più mortale e devastante. Tra i primi ad ammalarsi vi furono i soldati: 1.543 in un solo giorno. Molti morirono, per mancanza di mezzi e di personale sanitario. Roy Grist, un medico dell’ospedale militare, scrisse ad un collega descrivendo il decorso della malattia: “Questi uomini iniziano con quello che sembra essere un normale attacco di LaGrippe o Influenza e quando vengono portati in ospedale sviluppano molto rapidamente il tipo più vizioso di polmonite che sia mai stato visto. Due ore dopo l’ammissione iniziano a presentare segni rossi sugli zigomi e poche ore dopo iniziano a diventare cianotici. La cianosi si estende dalle orecchie e si diffonde dappertutto la faccia …. Sono solo poche ore, poi arriva la morte … È orribile …. Abbiamo fatto una media di circa 100 morti al giorno … Per diversi giorni non ci sono state bare”.
In pochissime settimane l’influenza si diffuse ovunque e attraversò il mondo: era diventata più letale. Gli errori della politica furono numerosi: mentre l’influenza si diffondeva negli USA, per esempio, i funzionari della sanità pubblica mentirono per mantenere alto il morale, secondo le disposizioni del governo. Si parlò di malattia circoscritta, di contenimento, ma non c’era nulla di vero. Il periodo di incubazione dell’influenza era di due o tre giorni. Vennero chiuse le scuole e degli infermieri richiesti, circa 3100, se ne presentarono solo 193. Avevano paura. In sei settimane nella sola Filadelfia morirono più di 12.000 persone. In tutti gli USA i funzionari pubblici mentivano. Il responsabile generale della sanità degli Stati Uniti, Rupert Blue, dichiarò: “Non vi è alcun motivo di allarme se si osservano precauzioni”. Ma che non fosse una semplice influenza era evidente, dati i numeri, date le vittime e data la velocità in cui morivano. I sintomi erano terribili: dolori, cianosi, tosse con sangue schiumoso, sanguinamenti dal naso, dalle orecchie e addirittura dagli occhi.
Una volta compreso che i governi mentivano iniziò la paura dell’ignoto e presero piede le psicosi. Un rapporto interno della Croce Rossa americana concluse: “La paura e il panico dell’influenza, simile al terrore del Medioevo per quanto riguarda la peste nera, [è] stata diffusa in molte parti del paese”. L’ufficio americano per l’Igiene e la Cura dei Bambini chiedeva alle persone di accogliere temporaneamente i bambini i cui genitori erano morti, ma rispondevano in pochi. Il direttore della Protezione Civile americana amareggiato disse: “Ci sono famiglie in cui i bambini muoiono di fame perché non c’è nessuno che dia loro da mangiare”. Uffici, strade, città erano vuote. Non solo negli Usa, ma anche dall’altra parte del globo.
L’influenza sembrò scomparire poi all’improvviso, così come era arrivata. Tutto tornò alla normalità. Arrivò poi una terza ondata molto meno aggressiva. Il virus non scomparve mai, ma perse la sua letalità e la sua virulenza, anche perché molti sistemi immunitari umani lo riconoscevano e inoltre divenne meno lesivo per i polmoni. Si è così evoluto in un’influenza stagionale.
Ecco infine le conclusioni fatte da John M. Barry, che oggi, in piena emergenza Coronavirus, sono attualissime:
“A mio avviso, la lezione più importante del 1918 è dire la verità. Sebbene questo concetto sia incorporato in ogni piano di preparazione alla gestione delle emergenze che conosco, la sua effettiva attuazione dipenderà dal carattere e dalla leadership delle persone responsabili quando scoppierà una crisi. Ricordo di aver partecipato a una simulazione pandemia a Los Angeles che ha coinvolto alti funzionari della sanità pubblica dell’area. Prima dell’inizio dell’esercizio, ho tenuto un discorso su ciò che è accaduto nel 1918, su come la società si è divisa e ho sottolineato che per mantenere la fiducia del pubblico, le autorità dovevano essere sincere. “Non devi gestire la verità”, dissi. “Di ‘la verità.” Tutti mossero la testa per dirsi d’accordo.
Quindi è iniziata la simulazione ed il coordinatore ha descritto la sfida della giornata ai partecipanti: un grave virus influenzale pandemico si stava diffondendo in tutto il mondo. Non aveva raggiunto ufficialmente la California, ma un caso sospetto, la gravità dei sintomi lo faceva sembrare così, era appena emerso a Los Angeles. I media ne erano venuti a conoscenza e chiedevano una conferenza stampa. Tra i partecipanti quello a cui fu chiesta la prima mossa era un funzionario di sanità pubblica di alto livello. E cosa ha fatto? Ha rifiutato di tenere una conferenza stampa, e ha preferito rilasciare questa dichiarazione: sono necessari ulteriori test. Il paziente potrebbe non avere l’influenza pandemica. Non c’è motivo di preoccuparsi.
Ero sbalordito. Questo funzionario non aveva effettivamente mentito, ma aveva deliberatamente minimizzato il pericolo; indipendentemente dal fatto che questo particolare paziente avesse o meno la malattia, stava arrivando una pandemia. La riluttanza del funzionario a rispondere alle domande della stampa o addirittura a riconoscere l’inevitabilità della pandemia significava che i cittadini avrebbero cercato risposte altrove e probabilmente ne avrebbero trovato molte di cattive. Invece di assumere un ruolo di guida nel fornire informazioni credibili, questo alto funzionario è immediatamente rimasto indietro rispetto al ritmo degli eventi. Era venuto meno alla responsabilità del proprio ruolo, mettendo a rischio la vita di numerosi cittadini”.
Di seguito il video pubblicato sul canale YouTube di Salute Europa: