Salgono a 30 i medici morti in questi giorni per Covid-19, 17 erano medici di famiglia. Lo rende noto la federazione dei medici di medicina generale (Fimmg). “Tra ieri e oggi, dei 6 medici morti ben 5 erano di base. Questo dovrebbe far riflettere le istituzioni sanitarie: gli operatori sanitari vanno protetti e nessuno puo’ sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre il personale sanitario senza protezioni”, dice il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, rendendo noto il decesso di un altro collega.
“E’ ormai evidente che per la medicina di famiglia il tempo sta finendo”, dice Scotti, porgendo le condoglianze alla famiglia dell’ultimo collega deceduto in ordine di tempo, Gaetano Autore. “Vogliamo sperare – aggiunge – che la dematerializzazione delle ricette, il triage telefonico prima di ogni visita ambulatoriale o domiciliare, per noi e per i colleghi medici dei distretti specialisti, come tutte le soluzioni che stanno partendo compreso il consulto a distanza, il video consulto, le consulenze specialistiche telefoniche, possano servire a fermare questa strage. Purtroppo pero’ ogni giorno mi chiedo se ho dimenticato qualcosa, se potevo pensare o agire, fare qualcosa di piu'”. E ancora: “Sento forte questa domanda dentro di me e altrettanto forte il desiderio di continuare a cercare delle soluzioni. Voglio sperare dal profondo del mio cuore che questa stessa condizione riguardi tutti quelli che hanno piu’ di me responsabilita’ direzionali e di governance a tutti i livelli e che soprattutto valutino se ognuno di loro ha fatto tutto quello che poteva per tutti gli attori della nostra sanita’ perche’, se non fosse cosi’, saremmo di fronte ad una strage di Stato”.
Con l’emergenza coronavirus “la situazione nelle Rsa è veramente tragica. Solo nella provincia di Bergamo si sono verificati 500 decessi nelle ultime settimane, tutti correlabili alla Covid 19. Ci sono stati contagi in particolare perché non è stata fatta una chiusura precoce dei servizi e il virus si è diffuso, arrivando gente dall’esterno in visita agli anziani. Gli ospiti delle Rsa sono pazienti più fragili e quindi a rischio. Ed è criminale l’idea di usare queste strutture per collocare le persone ancora positive al virus, anche se vi fossero disponibili aree separate”.
Ne è convinta Paola Pedrini, segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia. “Non importa – ribadisce all’AdnKronos Salute – che alcune strutture hanno la possibilità di mantenere separati i percorsi e lo spazio da dedicare ai malati Covid perché comunque il personale è sempre lo stesso e abbiamo già residenti nelle case di riposto malati, così come operatori contagiati. Dividere due aree evitando ogni contatto è impossibile. E’ una proposta assurda”.
Il riferimento è alla possibilità di cui si è tanto parlato in Lombardia, di usare anche le Rsa per collocare pazienti dimessi dagli ospedali e ancora positivi che non possono fare l’autoisolamento al domicilio per motivi diversi. “Anche a Bergamo si sta pensando a questa opzione e stiamo cercando di opporci. Gli alberghi invece sono una risorsa. Ma le Rsa no. Tra l’altro anche nelle case di riposo non vengono fatti i tamponi. Così come le protezioni individuali, dalle mascherine ai camici, sono un problema per tutti”, conclude Pedrini.