Tutto è partito da Udine, dove 20 e 21 Febbraio nella prestigiosa sede settecentesca di Palazzo Garzolini di Toppo Wassermann, s’è tenuto un importante convegno internazionale di agronomi intitolato “Sistemi rurali resilienti e sostenibili: dall’azienda al territorio“. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Italiana di ingegneria Agraria (AIIA): all’incontro hanno partecipato docenti provenienti dalle Facoltà di Agraria di tutt’Italia: il delegato dell’Ateneo di Udine per la sostenibilità, Francesco Marangon, ha presentato gli obiettivi della strategia 2030 per la sostenibilità e il professor Pavel Kic dell’Università di Praga ha tenuto una “lectio magistralis” intitolata “Energy saving and sustainability in agricultural buildings“.
Il “paziente 1” di Codogno veniva annunciato al mondo proprio nel secondo giorno del convegno, a cui gli ignari docenti stavano già partecipando dal giorno prima: è l’ennesima conferma che il Coronavirus fosse in Italia già in precedenza.
Infatti il convegno di Agraria di Udine è stato uno dei più grandi focolai d’Europa: molti docenti hanno scoperto negli ultimi giorni di essere positivi, ad oggi se ne contano almeno dieci. Il rettore dell’Università di Udine, Roberto Piton, ha spiegato che il contagio “è originato da un partecipante proveniente dal Piemonte“. Al momento i casi accertati legati ai prof. di Agraria che hanno partecipato al convegno di Udine sono in due Paesi (Italia e Repubblica Ceca) e in 7 Regioni (Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lazio, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna): ci sono docenti delle Università di Viterbo, Reggio Calabria, Catania, della Basilicata e Cagliari. In molti casi (Sardegna, Calabria e Basilicata) si tratta dei primi e unici casi di Coronavirus nelle Regioni del Sud Italia.