Le immagini satellitari di fosse comuni nella città di Qom suggeriscono che l’epidemia di coronavirus in Iran sia molto più grave di quanto le autorità stiano ammettendo. Le foto (vedi gallery scorrevole in alto), che sono state pubblicate per primo dal New York Times e poi riprese da molte testate estere, tra cui The Guardian, mostrano gli scavi di una nuova sezione in un cimitero nella parte settentrionale della città santa iraniana alla fine di febbraio e due lunghe fosse, per una lunghezza totale di circa 90 metri, scavate entro la fine del mese.
Altre foto, pubblicate da Maxar Technologies, mostrano gran parte del cimitero ancora inutilizzato ad ottobre dello scorso anno. Ma all’inizio di marzo, il quadrante in alto a destra nelle immagini, precedentemente utilizzato a metà, sembrava essere completamente pieno, mentre i lavori iniziavano in un’altra sezione non utilizzata. Un analista ha indicato che nelle immagini si possono vedere anche cumuli di calce, riporta il Washington Post. Le autorità iraniane avevano precedentemente confermato di utilizzare la calce nella sepoltura delle vittime del coronavirus. La calce può essere utilizzata per gestire la decomposizione e l’odore causato dalle fosse comuni. L’esperto suggerisce anche che gli appezzamenti sono stati scavati in maniera differente rispetto agli altri sul sito, il che potrebbe indicare che sono stati creati in fretta e furia per tenere il passo del crescente bilancio delle vittime nel Paese.
Queste immagini sembrano confermare le peggiori paure sulla portata dell’epidemia in Iran e dunque anche l’insabbiamento da parte del governo. Il 24 febbraio, quando venivano scavate le fosse, un legislatore di Qom, 120km a sud di Teheran, accusava il ministero della salute di mentire sulla reale scala dell’epidemia, sostenendo che c’erano già 50 morti nella città, mentre il ministero confermava appena 12 vittime a causa del coronavirus in tutto lo stato. Il vice ministro della salute, Iraj Harirchi, ha tenuto una conferenza stampa per “negare categoricamente” le accuse, ma sudava e tossiva mentre lo faceva, al punto che il giorno dopo è risultato positivo ai test per il coronavirus. Da allora, sono morti diversi membri del Parlamento iraniano.
Secondo gli ultimi dati ufficiali, sono 514 i decessi totali in Iran, dopo gli ulteriori 85 morti delle ultime ore. Nelle ultime 24 ore sono stati rilevati 1.289 casi di contagio, per un totale di 11.364 casi positivi. Numeri drammatici, inferiori soltanto a quelli di Cina e Italia.
Amir Afkhami, professore della George Washington University, che ha scritto una storia sull’esperienza dell’Iran con l’epidemia di colera, ha dichiarato che le fosse comuni aggiungono peso ai sospetti che le reali cifre della mortalità siano molto più alte e ancora coperte dal governo, riporta The Guardian. Ha aggiunto anche che la stretta partnership commerciale tra Iran e Cina e il timore del governo di interromperla abbiano contribuito alla rapida diffusione della malattia, dopo che “il governo iraniano ha preso inadeguate misure di precauzione per limitare e monitorare i viaggiatori dalla Cina”. “In seguito, la mancanza di trasparenza e la riluttanza di Teheran ad intraprendere misure robuste, come il distanziamento sociale e la quarantena, soprattutto nell’epicentro dell’epidemia, ha aiutato a diffondere il virus. Non mi sorprende che ora stiano cercando di creare fosse comuni per tentare di nascondere la vera portata dell’impatto della malattia”, ha detto Afkhami, secondo quanto riporta The Guardian.