Le misure utilizzate dall’Italia per contrastare il coronavirus? “Bocciate“, almeno secondo l’analisi della rivista scientifica Harvard Business Review, pubblicazione di una delle più famose università statunitensi, la quale spiega che l’Italia avrebbe compiuto alcuni errori nel rispondere alla diffusione di Covid-19. Dato in netto contrasto con uno studio dello stesso ateneo che aveva lodato le misure di isolamento relative a tutta l’Italia.
Il secondo report evidenzia alcune politiche sbagliate che, a detta dei ricercatori, avrebbero favorito la diffusione dell’epidemia.
In primis secondo la rivista i leader italiani hanno affrontato troppi ostacoli “nel riconoscere l’entità della minaccia rappresentata da Covid-19, nell’organizzare una risposta sistematica e nell’apprendere cosa fare dai primi successi e “fallimenti”. Secondo i ricercatori quanto accaduto è stato “un fallimento sistematico nell’assorbire e agire rapidamente ed efficacemente in base alle informazioni esistenti”. Perché non c’era “una completa mancanza di conoscenza di ciò che doveva essere fatto”, in quanto c’era “l’esempio della Cina”.
L’Italia ha quindi inizialmente sottovalutato i rischi. “I problemi come le pandemie, che si evolvono in modo non lineare (per esempio, iniziano in piccolo ma si intensificano in modo esponenziale), sono difficili da affrontare a causa delle difficoltà nell’interpretare in modo rapido ciò che sta accadendo” scrivono gli esperti. Il momento ideale per l’azione è all’inizio, “quando la minaccia sembra essere piccola” o inesistente, cosa che invece non è avvenuta in Italia.
Inizialmente infatti non si è compreso la gravità della minaccia, evidenzia lo studio di Harvard ricordando la campagna “Milano non si ferma” attraverso cui a fine febbraio molti politici si sono stretti la mano sottolineando la necessità di “non andare nel panico” e il famoso aperitivo a Milano di Nicola Zingaretti risultato poi positivo al Covid-19: i politici quindi hanno dimostrato “incapacità sistematica di ascoltare gli esperti” e comportarsi nel modo corretto.
Un altro errore è stato quello legato ai provvedimenti graduali: questa non è stata una decisione adeguata in quanto “non coerente con la rapida diffusione del virus“, inoltre ciò ha causato l’ormai nota “fuga verso il Sud” che ha permesso un’ulteriore diffusione del virus.
Altro aspetto criticato è stata la gestione della linea dei contagi: l’Italia non è riuscita a tracciarla probabilmente a causa delle differenze Regionali nell’approccio alla sanità. I ricercatori analizzano infatti i diversi approcci di Lombardia e Veneto: se entrambi hanno optato per distanziamento sociale e chiusura delle scuole, bisogna però sottolineare che il Veneto ha adottato altre misure utili come, ad esempio, “un maggior numero di test, operatori sanitari più protetti e un più rapido ed efficace tracciamento dei contatti”. Una politica che ha dato risultati migliori.
Secondo lo studio in Italia sono dunque stati raccolti dati in modo scarso e poco preciso. Inoltre, concludono, una politica efficace contro il coronavirus richiede “una mobilitazione simile alla guerra in termini di entità delle risorse umane ed economiche”.