“Roberto Stella era uno di noi. Un partigiano in questa nuova Resistenza, caduto in prima linea, contagiato dal nuovo Coronavirus nel suo studio medico di Busto Arsizio. Non vogliamo medaglie d’oro al merito della Sanità Pubblica da morti. Nessuno si tira indietro, ma chiediamo con forza di essere messi nelle condizioni di curare i nostri pazienti, tutti e su tutto il territorio nazionale, senza disomogeneità. Rischiare la vita di un medico che ha deciso di dedicare la sua esistenza alle cure primarie è quantomeno poco strategico”. Così Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri interviene sulla notizia della morte di Roberto Stella, medico di medicina generale di Busto Arsizio e Presidente dell’Ordine dei Medici di Varese.
“Nella gestione di questa emergenza – denuncia Biasci – i medici delle Cure Primarie sono il primo riferimento per i cittadini, si occupano del triage e allentano la pressione sui Pronto soccorso e le strutture ospedaliere. Ma, nell’interesse di tutti, non possono continuare a lavorare senza adeguati dispositivi di protezione individuale, peraltro indicati come necessari per operare. Un medico di medicina generale, un pediatra di famiglia, un medico di continuità assistenziale, senza mascherina idonea, guanti, occhiali e camice monouso, rischia di contagiare se stesso, i suoi familiari e i suoi pazienti. Il Servizio Sanitario Nazionale non può permetterselo. La gratitudine è un sentimento che in questi giorni sentiamo forte nel Paese, ma non basta per fermare il contagio”.
“Stella era responsabile nazionale della formazione per la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici e Presidente nazionale della Snamid, la Società nazionale medica interdisciplinare Cure Primarie – ricorda Biasci -. Il nostro abbraccio, in questo momento di cordoglio va alla famiglia, ai colleghi, ma anche ai pazienti, a tutte quelle persone di cui si è preso cura e alle quali mancherà tantissimo”.